The Club: Bola Padel Roma
ASICS TENNIS ACADEMY

The Manager: Carlo Alberto Romiti

Dopo alcune importanti esperienze di sports marketing tra club, aziende e società di management, Charly Romiti è diventato l’anima tecnica della Asics Tennis Academy in Italia, con il compito di creare e gestire la community di maestri. Ecco come avviene la selezione e a quali risultati si vuole aspirare

intervista di Lorenzo Cazzaniga
8 agosto 2023

Ci sono persone che hanno quell’insostenibile desiderio di fare le cose per bene. E così vengono attratte da progetti che inevitabilmente devono essere portati avanti con la caratteristica essenziale per gestire con successo una qualsiasi attività, che sia un club di tennis, un ristorante o un parco giochi: la professionalità. Ecco, Carlo Alberto Romiti, 40 anni, Charly per quasi tutti, trasuda tutto ciò, al punto che essere stato 2.5 a tennis è forse ciò che gli è riuscito meno bene. Look da manager dello sport, con camicia d’ordinanza, capello sempre aggiustato e un vivo savoir-faire, dopo importanti esperienze tra Tennis Club Milano e Babolat Italia, ha lanciato una sua attività consulenziale: prima con la LJ Sports Group, la società di management di Ivan Ljubicic che cura gli interessi, tra gli altri, di Matteo Berrettini; ora per conto di quella facente capo a Ugo Colombini, che ha una lista di giocatori troppo lunga per trovare spazio. Ma non solo, perché al tennis ha agganciato, of course, il padel e nel mese di settembre lancerà un nuovo brand di racchette, Ikoneec. Ma soprattutto, è l’anima tecnica alle spalle della Asics Tennis Academy, la prima autentica community di maestri in Europa e che in Italia conta una quarantina di professionisti, scelti con estrema cura per dare maggior visibilità e credibilità a una categoria fondamentale perché in grado di indirizzare gli interessi dei giocatori di club.

Come nasce la tua collaborazione con la Asics Tennis Academy?
Tramite connessioni. Quando lavoravo al TC Milano, Asics è stata partner per tre anni e quindi è uscito il mio nome nel momento in cui stavano pensando a una figura che potesse rivestire un certo ruolo in questo progetto. Asics Tennis Academy nasce due anni fa in paesi pilota come Francia, Spagna e Benelux, prima di approdare anche in Italia e Germania con l’obiettivo di fare attività con i maestri che per Asics sono dei driver essenziali. Per questo vogliamo che siano protagonisti di questa attività, anche aiutando il brand nello sviluppo di nuovi prodotti. Serve un approccio propositivo, voglia di testare i materiali e fornire feedback, sentirsi parte attiva del progetto.  

Qual è stata la prima reazione dei maestri?
Tutte le aziende di alto profilo cercano di lavorare con loro, però quando ti ritrovi a dover gestire un numero altissimo di persone, si fatica. Con Asics si sentono apprezzati e coccolati perché attualmente sono solamente 40 e questo li fa sentire speciali. Dopotutto, il nostro obiettivo non è vendere quattro paia di scarpe in più, ma fare promozione e cultura sportiva. Per i primi venti maestri, mi sono affidato a figure che conoscevo bene, di grande affidabilità e con alle spalle una bella storia. In più, loro stessi sono diventati dei promoter perché ci hanno consigliato altri colleghi e, in diverse occasioni, abbiamo firmato nuovi maestri di notevole qualità.

«L’obiettivo non è vendere quattro paia di scarpe in più, ma fare promozione e cultura sportiva. Per i primi venti maestri, mi sono affidato a figure che conoscevo bene, di grande affidabilità e con alle spalle una bella storia»

Un tempo, far sedere due maestri sulla stessa panchina era un’impresa visto che erano molto gelosi del loro know-how: il loro approccio alla professione è dunque radicalmente cambiato?
Dipende dal profilo che si cerca. Un po’ di antagonismo è naturale, ma tanti hanno capito che la loro evoluzione passa dalla condivisione del sapere. Prendi Danilo Pizzorno, il suo mantra è il confronto continuo perché con la sua videoanalisi ha aiutato decine di giocatori che ora si ritrovano contro sul campo. Aprirsi aiuta a crescere: Pizzorno non è stato un grande giocatore e ha cominciato la carriera di coach dalla base, prima di raggiungere il vertice e diventare head coach di una top 15 mondiale come Liudmila Samsonova. Con la videoanalisi creato un lavoro di condivisone che non esisteva e ora ne sta raccogliendo i frutti

Quali requisiti deve avere un maestro per candidarsi all’ATA?
Avere un trascorso agonistico è certamente importante. Non serve essere stati professionisti del livello di Giorgio Galimberti, ma aver vissuto delle esperienze di alto livello è un plus. Oppure aver lavorato con i bambini piccoli, in quella fase di formazione che è fondamentale nella crescita di un atleta. È meno interessante la figura del maestro di circolo da lezioni private. In più, bisogna avere interesse nel testare e recensire i prodotti, avere una qualche connessione con i social network e un atteggiamento propositivo verso il brand. Se cerchi solo qualche scarpa o maglietta in più, hai sbagliato strada.

I maestri quanto sono competenti nel giudicare l’attrezzatura? Ci sono giocatori pro che nemmeno conoscono i dati base della loro racchetta...
Non tutti hanno una percezione perfetta di cosa possa servire, ma calzano un paio di scarpe per almeno dieci ore al giorno e quindi sono consapevoli che usare un modello preciso aiuta a stancarsi meno ed evita infortuni. Dopo tante ore in campo, finire con dolori al ginocchio, alla caviglia o alla schiena è normale, quindi qualsiasi supporto è ben accetto. E se non hanno una competenza specifica, Asics mette a disposizione il suo staff per approfondire la questione. Il fatto di avere tre tipologie divere di scarpe, per altrettanti stili di gioco o movimenti in campo, aiuta a capire meglio certi concetti.

Carlo Alberto Romiti con Matteo Berrettini, il celebre chef Antonino Cannavacciuolo e Bruno Barbier, conduttore di 4 Hotel

«Un po’ di antagonismo tra i maestri è naturale, ma tanti hanno capito che la loro evoluzione passa dalla condivisione del sapere»

Tra i maestri messi sotto contratto, chi ti ha dato più soddisfazione?
Impossibile sceglierne uno solo. Sono una ventina e tre quarti li ho scelti personalmente e ci sono parecchio legato. Il primo è stato Danilo Pizzorno, poi Giorgio Galimberti che veste Asics da quando era un ragazzino e ancora adesso che è maestro, imprenditore e opinionista tv. Una persona esuberante, molto attiva, che ci ha presentato Igor Gaudi. Poi c’è Christian Persico che gestisce benissimo una bella scuola tennis e di cui conosco i valori: lui è da sempre molto attento all’attrezzatura che utilizza. Quindi Fabio Colangelo che è tra i coach italiani più apprezzati, lavora in un circolo importante come La Stampa Sporting di Torino ed è commentatore tv: non arrivi lì se non capisci tanto di tennis. Lui ci ha presentato Tommaso Iozzo, che già apprezzavo. Pizzorno invece ci ha fatto conoscere Niccolò Righetti dell’Accademia Apuano e, a sua volta, Tommaso Brunetti, un giovane che mi è piaciuto molto perché ha cominciato frequentando la Sat del suo circolo e ora ci lavora come maestro. E ancora, Matteo Tognon che ha molta esperienza con i giocatori agonisti e che mi ha rimesso in contatto con Daniel Panajotti. E come non citare Alessandro Petrone che sta facendo un lavoro clamoroso con Matteo Arnaldi, già vicino alla top 50 mondiale.

Però la Asics Tennis Academy non è composta solo da coach tecnici.
Vero. Un giovane che punta in alto deve essere seguito in vari aspetti, un concetto che in realtà vale per chiunque voglia tirar fuori il meglio di sé, a qualsiasi livello, Quindi abbiamo integrato il team con tre figure importanti come Matteo Tinelli che ha svolto un ottimo percorso nei college americani e ora è il fisioterapista di Brandon Nakashima, dopo esserlo stato di Holger Rune. Con Mattia Prati, preparatore atletico, abbiamo chiuso il cerchio intorno a Pizzorno, mentre Federico Dragoni ha una storia molto interessante ed è un apprezzato nutrizionista. Se giocatore di tennis ha un gran servizio e un dritto devastante, ma non è ben preparato fisicamente, non ha un’alimentazione corretta o mentalmente è debole, difficilmente diventerà un ottimo professionista. Nei prossimi meeting ed eventi Asics vorrei che si parlasse anche dei tanti aspetti che formano un tennista fuori dal campo.

«Per entrare nell’ATA è certamente importante avere un trascorso agonistico. Oppure aver lavorato con i bambini piccoli, in quella fase di formazione che è fondamentale nella crescita di un atleta. È meno interessante la figura del maestro di circolo da lezioni private...»

Qual è l’obiettivo di Asics Tennis Academy in Italia?
Raggiungere le quaranta unità nel 2023, un numero che rappresenta un’élite. Poi vorremmo coinvolgere il mondo del retail perché alla fine si tratta pure sempre di business e non solo di filosofia. E questo ci permetterà, sempre tramite un’attenta selezione, di individuare nuove figure che, soprattutto in certe zone meno tradizionali, potrebbero sfuggire ai nostri radar. Inoltre, sarebbe opportuno creare un paio di partnership con i circoli per avere dei luoghi dove concentrare eventi e test prodotto. Infine, proseguire su questa strada, magari allargandola al mondo del padel, settore dove Asics dispone di scarpe e abbigliamento di primissimo livello.

Quanto è determinante proporsi ai maestri con un marchio come Asics alle spalle?
Fondamentale, perché parliamo di prodotti che li aiutano nell’esercizio della loro professione e quindi il valore del brand è imprescindibile. La percezione del marchio è molto alta, anche perché alcuni lo conoscono da tantissimo tempo e ci sono fior di testimonial che sono una garanzia della qualità delle scarpe e dell’abbigliamento.

Proprio nel settore dell’abbigliamento, il margine di crescita appare evidente: è corretto?
Indubbiamente. In Italia, ci sono diverse aziende che lavorano in maniera capillare con i maestri, a partire dai partner della Federazione fino ai brand di attrezzatura che ormai propongono anche l’apparel. È innegabile che la percezione del brand Asics tra scarpa e abbigliamento è differente, anche se quando spieghi alcuni dettagli relativi ai materiali 100% riciclabili, al tipo di taglio, alle tecnologie di gestione del sudore e della sua traspirazione, capisci che non stiamo parlando di una maglietta qualsiasi. Cerchiamo anche di curare il look come dimostrano le scarpe per Roland Garros in colorazioni accattivanti, i pantaloncini in color jeans di Coric o il fluo di certi completi. Però, gli aspetti principali restano la vestibilità e il comfort perché devono favorire la prestazione in uno sport di continuo movimento.

«I prossimi step saranno lavorare con il settore del retail e trovare dei circoli partner»

Svolgi anche un servizio di talent scout con i giovani?
A livello europeo ci sono già tre persone che si occupano dei giocatori a diverso livello. Lo scopo dell’ATA non è trovare il nuovo campione ma, in ogni caso, abbiamo un referente di scouting per condividere eventuali profili. Passiamo tanto tempo sui campi e a parlare con i tecnici, quindi se emergono dei profili interessanti, la segnalazione è ben accetta.

Quanto è effettiva la possibilità per un maestro italiano di interagire con i top coach stranieri che fanno parte dell’Asics Tennis Academy?
ATA è un progetto europeo, quindi invitiamo fortemente alla condivisione delle conoscenze, al punto che c’è un gruppo Facebook privato dove sono iscritti tutti i coach, compresi Alex Corretja e Thomas Johansson. L’anno scorso Asics ha organizzato un bellissimo evento a Marbella nel quale c’era perfino Djokovic a presentare la sua nuova scarpa. All’epoca l’ATA non era ancora attiva in Italia, quest’anno toccherà anche a noi portare qualcuno...