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ROLAND GARROS

Una Rusa per la Revoluciòn Argentina

Dopo anni di anonimato, l'Argentina al femminile ha ritrovato una discreta giocatrice. Nadia Podoroska sta sorprendendo tutti al Roland Garros: partita dalle qualificazioni, sogna di centrare i quarti. Nonostante le origini ucraine, è molto legata al suo Paese. E sogna di poter essere un'ispirazione per tante giovani. Proprio come Gabriela Sabatini è stata per lei.

Riccardo Bisti
2 ottobre 2020

Tra i maschietti hanno avuto la Legiòn, irripetibile generazione di campioni che ha portato l'Argentina sulla vetta del tennis. Tra le donne, invece, i ricordi della Pampa tennistica sono ormai ingialliti. Per accarezzare un po' di gloria bisogna andare fino agli anni 80-90, quelli di Gabriela Sabatini. La mitica Gaby ha appena compiuto 50 anni, ma non ha trovato eredi all'altezza. Ci sono state ottime giocatrici come Paola Suarez, Gisela Dulko e – per ultima – Paula Ormaechea, ma nulla a confronto di colei che si è vista erigere una statua a Buenos Aires. Il miglior risultato Slam del post-Sabatini è la semifinale parigina della Suarez, quasi dimenticata perché colta nel 2004, oscurata dalla finale maschile Gaudio-Coria. Da allora, il tennis argentino al femminile è un pianto. Dal 2014, non c'era una sola argentina nel main draw del Roland Garros. I paragoni con la Sabatini sono un peso enorme, talvolta insostenibile. Ma sembra che sia arrivata la ragazza giusta. Intendiamoci: difficilmente Nadia Podoroska vincerà uno Slam, nemmeno nella confusione che pervade il tennis femminile, però per lei la Sabatini è un punto di riferimento. Un supporto dell'anima, la sua tifosa numero 1.

Nata a Rosario il 10 febbraio 1997 (quattro mesi dopo l'annuncio del ritiro di Gaby), deve il suo cognome ai nonni di origine ucraina. D'altra parte, nel ventesimo secolo l'Argentina è stata il ritrovo di migliaia di persone. Sia buoni che cattivi. La sua famiglia risiedeva nel quartiere Fisherton, frequentato dalla classe media. Gente normale, né ricchi, né poveri. Papà Marcelo faceva l'orologiaio, mentre mamma Irene la farmacista. Col tempo, moglie e marito sono diventati colleghi dietro al bancone. Il padre giocava a padel e squash, mentre Nadia ha iniziato direttamente con il tennis. Giocava al Fisherton Athletic Club, polisportiva laddove è cresciuta Luciana Aymar. Il nome non dice molto, ma è una delle sportive più famose d'Argentina, giocatrice più carismatica delle Leonas, la nazionale femminile di hockey su prato. Per intenderci, è stata portabandiera alla cerimonia inaugurale di Londra 2012. Ben presto, tuttavia, il Fisherton ha iniziato a stare stretto alla Podoroska. Il suo primo maestro (Charly Rampello), l'ha allenata per qualche anno in un campo da lui gestito in quegli anni. Curiosamente, oggi non esiste più: l'hanno sostituito con un campo di calcetto.

"Rispetto alle altre ragazze, le argentine non hanno meno talento. La differenza sta nelle opportunità di crescita: giocare vicino a casa, senza spese, sarebbe importante. Girare il mondo rappresenta uno sforzo notevole"
Nadia Podoroska
La vittoria ai Giochi Panamericani ha garantito alla Podoroska la partecipazione alle Olimpiadi di Tokyo

Non esistono argentini senza soprannome: la Podoroska viene detta La Rusa, e non è difficile intuirne il motivo. I suoi lineamenti tradiscono, con chiarezza, le origini dell'est europeo. Il suo tennis, al contrario, è di tipica estrazione terraiola. Il suo punto di forza sono le gambe: leggere, scattanti, veloci. Quando è in forma, sul campo sembra una libellula. Non ha molto in comune con la Sabatini, salvo l'età d'ingresso nella classifica WTA: entrambe avevano meno di 15 anni. Si era fatta notare la prima volta allo Us Open 2016, quando superò le qualificazioni e perse contro Annika Beck (che peraltro si è ritirata giovanissima). Alla fine di quell'anno, era numero 191. Ma poi è arrivato uno dei peggiori fantasmi per un tennista: gli infortuni. Si è fatta male alla mano destra, quella dominante. Il problema fisico si è lentamente insinuato nella mente, creando una forte ansia. D'altra parte, aveva la necessità di continuare a giocare. Da lì, ancora problemi: schiena e anca. Decine di consulti medici, il timore di non riprendere più a giocare.

Davanti a un bivio, ha scelto di rilanciare e raddoppiare. Si è trasferita in Spagna, ad Alicante, per azzerare gli svantaggi logistici, tipici dei sudamericani. Lì ha conosciuto gli attuali coach Emiliano Redondi e Juan Pablo Guzman, suoi fedeli compagni d'avventura. Nel 2019 ha vinto la medaglia d'oro ai Giochi Panamericani (che le hanno fruttato la qualificazione alle Olimpiadi di Tokyo), ma ricorda con ancor più affetto l'incontro con la Sabatini. È avvenuto lo scorso febbraio, durante il torneo ATP di Buenos Aires. Le ha dato una carica importante, tramutata in tanti successi. In settembre ha colto la finale al WTA 125 di Praga, poi ha vinto a Saint-Malo e infine si è presentata a Parigi per giocare le qualificazioni., forte di best ranking al numero 130 WTA.

Nadia Podoroska sogna di rendere più popolare il tennis femminile nel suo Paese, proprio come riuscì a Gabriela Sabatini
Due minuti per conoscere meglio Nadia Podoroska

Le ha passate senza perdere un set, poi ha superato Greet Minnen prima di infilare un successo storico, il primo contro una top-50 WTA. In passato aveva battuto soltanto tre top-100 (Giorgi, Minella e Maria): mercoledì ha battuto la rognosa Yulia Putintseva in tre set, ma non ha intenzione di fermarsi. “Quello che è successo è già in archivio: adesso mi concentrerò sulla partita di venerdì, senza pensare al passato”. La sua avversaria sarà Anna Karolina Schmiedlova, numero 161 WTA ma con un passato in 26esima posizione, finalista nella prova junior (2012) e capace di battere Venus Williams sullo Chatrier. Lo scorso anno, per poco, non sgambettava Naomi Osaka. Da parte sua, la Podoroska non lascia niente al caso: si fa seguire sul piano mentale da un professore di neuroscienze e sembra pronta a costruirsi una bella carriera.

Sento l'appoggio dell pubblico argentino. Era necessario che prima o poi arrivasse una giocatrice in questo tipo di tornei. Spero che il tennis femminile torni a essere popolare, in modo che le giovani abbiano sempre più opportunità. Rispetto alle altre ragazze, le argentine non hanno meno talento. La differenza sta nelle opportunità di crescita: giocare vicino a casa, senza spese, sarebbe importante. Girare il mondo rappresenta uno sforzo notevole”. In effetti, per ogni ragazza argentina che gioca a tennis ci sono 4-5 uomini. “Ma un tempo il rapporto era 1 a 7” ci ha rivelato qualche anno fa Daniel Orsanic, ex capitano di Coppa Davis e direttore dello sviluppo per conto della AAT. “Il problema è che in Argentina c'è una cultura molto familiare: per una donna è molto più complicato uscire dall'ambiente domestico rispetto a un uomo”. Ci vuole un'ispirazione: con Gabriela Sabatini, in passato, era tutto più facile. Il problema è che le giovani argentine non l'hanno mai vista, faticano a immedesimarsi in lei. Trovare un nuovo esempio da imitare sarebbe molto importante. Nadia Podoroska, La Rusa, gioca anche per questo.