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WIMBLEDON

Prove generali di deflagrazione: che Sinner!

Una splendida prestazione regala i quarti a Jannik Sinner: è il più giovane a raggiungerne tre in uno Slam dai tempi di Juan Martin Del Potro. Lo spauracchio Alcaraz viene domato in quattro set, ma la superiorità dell'azzurro è stata netta. C'è una notizia: anche lo spagnolo può essere travolto. E adesso c'è Djokovic.

Alessandro Marinaro
4 luglio 2022

Dopo una settimana di tennis a Lavarone, a due ore di macchina da San Candido, Luca Bottazzi, ex pro e una volta vincitore su Jan Kodes (campione di Wimbledon nel ’73) mi riportò qualcosa che gli aveva confidato, a sua volta, John Newcombe. A qualche anno di distanza, quelle parole tornano di stretta attualità. Diceva, Newcombe, che la prima partita sul Centre Court si perde sempre (con le dovute eccezioni). L’esperienza è tanto folgorante, trascendente, da diventare insostenibile. Nella domenica di mezzo di Wimbledon, sul Centre Court, nel giorno del centenario, hanno esordito in due. Uno dei due ha vinto, e non solo perché in due non si può perdere. Al quarto set e al settimo matchpoint, Jannik Sinner raggiunge i quarti di finale a Wimbledon battendo Carlo Alcaraz col punteggio di 6-1 6-4 6-7 6-3. Non aveva mai vinto una partita su erba (almeno in un main draw) fino al primo turno con Wawrinka. Alla prima sul centrale, incrociando gli sguardi di Billie Jean King e Rod Laver da un lato del campo. Le riprese ci mostrano le boiseries lucidate a specchio della club house, con l'assistant referee Gerry Armstrong che istruisce Alcaraz sulla strada da seguire per arrivare al sacro prato.

A sinistra, poi dritto, non girare dall’altra parte. Dice a Sinner di seguirlo a ruota. Sarebbe stato interessante vedere Alcaraz imbrogliarsi con le indicazioni stradali e Sinner seguirlo. Nessuno sbaglia strada, e i due in campo ci entrano eccome. Il livello di gioco medio resta sempre altissimo, l’intensità ricorda, in più di un momento, quella di altri match leggendari giocati sul centrale, soprattutto nel tie-break del terzo e nei giochi finali del quarto. Sinner ha confermato le sensazioni evidenziate durante il successo contro John Isner. Sempre più vario, con più soluzioni. Meno di quelle di Alcaraz sulla carta, ma eseguite con precisione chirurgica, con una capacità di scelta dei colpi, una capacità di interpretazione di fasi, momenti e situazioni, di usare gli angoli del campo per generare pressione sull’avversario, che raramente appartiene a qualcuno della sua età. Il primo e il secondo set, poi, dimostrano che effettivamente lo spagnolo può essere preso a pallate, cosa non facile, ma che fino a un mese fa si riteneva forse impossibile. Jannik batte costantemente la prima sopra i duecento all’ora, con percentuali molto più che solide in passaggi decisivi.

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A 21 anni ancora da compiere, Jannik Sinner ha già raggiunto per tre volte i quarti in un torneo del Grande Slam

E pensare che, come ricorda Bertolucci con il solito sarcasmo, fino a non molto tempo fa, i parecchi impazienti, malpensanti e/o incompetenti che lamentavano l’assenza di exploit dicevano che il servizio del ventenne altoatesino fosse leggero. La risposta, invece, che insieme al dritto in corsa ha impressionato più della stessa battuta, è servita come vera chiave di volta del match, nel restringere il campo visivo tennistico dello spagnolo. Spesso Sinner pare ingrandire e rimpicciolire le dimensioni del campo a piacimento. Per il secondo match di seguito c'è la netta sensazione che il suo avversario si è visto a corto di opzioni, tatticamente poco lucido. Alcaraz, al solito impressionante per forza, esplosività, determinazione e varietà di gioco, questa volta è apparso, a tratti, fin troppo istintivo. Quasi come se non avesse avuto davvero una strategia o un piano tattico, forse pensando di potersela cavare, in fin dei conti, con la sua pesantezza di palla e con l’assenza, di fatto, di veri punti deboli nel suo repertorio di colpi.

A dirla tutta, la palla di Sinner è anche apparsa, in più di un momento, anche più pesante di quella di Alcaraz, complici i diversi tempi dell’erba, a cui l’italiano sembra essersi adattato decisamente bene. C’è un rischio altissimo di trovarsi a ripetere queste stesse frasi per parecchio tempo. Jannik arriva sempre con un piano, e con il proposito di metterlo in atto con una volontà d’acciaio, e con il minor numero di sbavature possibili, e sembra si trovi particolarmente a suo agio nel contenimento dell’esplosività altrui. Il ragazzo di San Candido ha vinto anche oggi, ha dominato anche oggi (per due set e mezzo almeno) e lo ha fatto, anche oggi, a modo suo, con intelligenza e gentilezza. Difficile dire che qualcuno abbia dominato con gentilezza, ma è esattamente ciò che Sinner ha fatto, ed è forse, a pensarci bene, ciò che fa sperare di più in possibilità di grandezza futura. Ricorda, per certi versi, un Wilander che tira più forte, e generalmente più aggressivo, almeno nella sua versione su prato. Dei campioni in attività, non ci si può sottrarre dal dire che il suo tennis ricorda quello di Novak Djokovic, suo avversario di martedì nei quarti di finale. L'appuntamento è per martedì. Sul Centre Court, obviously.

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