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AUSTRALIAN OPEN

Li Tu, il protagonista che non ti aspetti

Non capita tutti i giorni che un giocatore senza classifica partecipi a uno Slam; vederlo impensierire il numero 63 del mondo è un fatto ancora più eccezionale. Una giovane promessa che decide di abbandonare il tennis a diciotto anni, la pandemia come occasione di rinascita. Ma la storia di questo ragazzo è ancora tutta da raccontare.

Riccardo Eger
10 febbraio 2021

Tra i protagonisti meno attesi di questo Australian Open c'è... Tu. Non è un errore di battitura: Li Tu, il tennista senza alcuna classifica mondiale che è entrato in tabellone sfruttando lo spot lasciato libero da Andy Murray, si è reso protagonista di un bellissimo match contro Feliciano Lopez, perso in quattro set. Spinto dal tifo casalingo, il 24enne di Adelaide ha dato molto filo da torcere all’iberico, capace di spuntarla soprattutto grazie all’esperienza. La sua storia comincia come tante altre di ex giovani promesse che decidono di appendere la racchetta al chiodo di fronte alle prime avversità. Il passaggio dal mondo degli Junior al circuito Pro è spesso fatidico: i montepremi sono bassissimi mentre le spese sono tante, così come le aspettative riposte nei tuoi confronti. Da ragazzo Li era davvero forte, venne adocchiato fin da subito dalla federazione australiana.

Nel 2012 giocò la Coppa Davis Junior insieme a Thanasi Kokkinakis, suo grande amico d’infanzia. Fece qualche tentativo nei Futures australiani, poi nient’altro. Raggiunse il best ranking di 1188 ATP, con i pochi punti ottenuti nei tornei giocati a casa sua nel 2014, l’anno a cui risale la sua ultima partita disputata. Nel febbraio di quell’anno sfidò Alexander Zverev (al tempo nemmeno diciassettenne) alle qualificazioni del West Lakes Challenger, perdendo con un impietoso 6-2 6-0. Tuttavia, la netta sconfitta non gli impedì di chiedere all’attuale numero 7 del mondo se si ricordasse di lui. «Come potrei dimenticare» rispose Sasha. «Mi hai fatto a pezzi quando avevamo circa 11 anni». Si riferiva a un doppio giocato all’Under 14 di Livorno nel 2010, in cui Tu e Kokkinakis vinsero 6-0 7-6 con Zverev e Ciorcila (ex 534 ATP).

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Tu si allena con costanza da agosto, sotto l’ala protettrice di Darren Cahill, che in passato ha seguito atleti come Hewitt, Agassi e Simona Halep. In questi mesi si è messo alla prova nel circuito UTR, lasciando dietro a sé una scia di devastazione. Si parla di 45 match vinti su 47.

Li non riusciva più a convivere con l’agonismo, non accettava che i suoi progressi non corrispondessero a quelli sperati. A diciotto anni aveva già deciso che il tennis era un capitolo chiuso, appese la racchetta al chiodo e si iscrisse alla facoltà di economia nell’università della sua città. «Non ero fatto per quella vita, mi sentivo molto solo quando ero in giro per i tornei. Pensavo solo alla vittoria e alla sconfitta. Non riuscivo più a godermi le ore passate in campo, non mi piaceva più competere». Un giorno, però, decide di tornare in un altro ruolo, vestendo i panni del coach. Aiutare i giovani a crescere lo riempie di orgoglio e gli permette di riassaporare da un’altra prospettiva la vita del tennista. Avvia un’accademia insieme al suo mentore Ben Milner, la M2 Tennis di Adelaide, e sotto la sua tutela emergono molti ragazzi talentuosi.

È in questo periodo che Li accarezza di nuovo l’idea di tornare a gareggiare, dopo aver ritrovato serenità e amore per questo sport. «La pandemia mi ha dato tempo per riflettere e organizzarmi». Si allena con costanza da agosto, sotto l’ala protettrice di Darren Cahill, che in passato ha seguito atleti come Hewitt, Agassi e Simona Halep. In questi mesi si è messo alla prova nel circuito UTR, lasciando dietro a sé una scia di devastazione. Si parla di 45 match vinti su 47 disputati in questi tornei, organizzati da Tennis Australia per consentire ai tennisti australiani di competere e avere qualche entrata economica anche ai tempi del Covid. Tra le sue vittime figura anche Marc Polmans (126 ATP), sconfitto a Bendigo proprio due settimane fa. Il 24enne australiano ha messo in mostra un repertorio molto vario, che ha messo in seria difficoltà l’esperto Feliciano Lopez. Un ottimo servizio (ieri ha messo a referto 19 ace) e un dritto sempre molto preciso: queste le migliori qualità. Concede qualcosa in più dalla parte del rovescio – a una mano – esteticamente molto gradevole ma piuttosto leggero per rispondere a certe bordate. Compensa con un’ottima mobilità dei piedi, riuscendo spesso a spostarsi in modo efficace per giocare il dritto anomalo. Lopez ha dovuto giocare il suo miglior tennis per avere ragione del giovane Aussie. Ne sono una vivida testimonianza le esultanze rabbiose con cui l’iberico ha sottolineato i punti decisivi.

Li Tu gioca un elegante rovescio a una mano, ma i suoi colpi migliori sono servizio e dritto
Li Tu ai tempi della Davis Cup Junior del 2012

Qualche giorno prima di ricevere l’ufficialità di un posto nel main draw degli Australian Open, Tu dichiarava ai microfoni di un podcast australiano: «Sono sorpreso da me stesso, dalla qualità che sono riuscito a esprimere dopo pochi mesi di preparazione. Penso di poter essere competitivo ad alti livelli. Non penso di poter battere Rafa, ma so di potermela giocare con i migliori. Sento che quello che sto giocando è il miglior tennis della mia vita, e questo mi dà fiducia. Mi sprona ad andare avanti». Non ha incontrato Rafa, ma ha ben figurato contro un altro mancino spagnolo con una discreta esperienza alle spalle. Pochi se lo sarebbero aspettato. Ha alle spalle un team che funziona, vista la condizione atletica raggiunta in così poco tempo, e un allenatore di grande esperienza come Darren Cahill a sostenerlo.

È ritornato a essere felice sul campo da tennis e vuole essere un esempio per i più giovani. «Ci sono troppi ragazzi che pensano, a 15 o 16 anni, di avere poco tempo a disposizione. Vincere, a quell’età, non è l’unica cosa importante». Ha dalla sua parte l’incoscienza della gioventù e la consapevolezza di non avere più niente da perdere. E ha anche un assegno da 100.000 dollari australiani, il premio per chi esce al primo turno, che di sicuro gli farà comodo per inseguire il suo sogno nei prossimi anni. «I want to give it a crack». Nello slang australiano significa «voglio fare del mio meglio, voglio provarci». Il giovane Tu ha ancora tutte le carte in regola per ambire al tennis che conta.