The Club: Bola Padel Roma
IL PERSONAGGIO

La Regina del Deserto

Lo straordinario percorso di Ons Jabeur, capace di ottenere risultati inediti per una tennista di matrice araba. Il recente successo a Berlino l'ha fatta salire nel podio della classifica WTA, e oggi sta accompagnando il rientro di Serena. Ma la protagonista è lei, l'ex bambina partita da Soussè, nel cuore della Tunisia.

Giulia Zoppi
23 giugno 2022

Quando c’è una mèta, anche il deserto diventa strada.
Proverbio arabo.

Ons Jabeur ha deciso di puntare sempre più in alto. Vincere il torneo di Madrid, il più importante della sua carriera, è stata una grande esperienza e vorrebbe replicarla quanto prima, ha raccontato alla stampa dopo la vittoria. Non le è riuscito a Roma, nella finale contro Iga Swiatek che ha avuto la forza e la bravura di annientare la bellezza dei suoi colpi vari e spiazzanti, con un gioco capace di tenerla lontana dalla linea di fondo, arrivando veloce su tutte le palle corte della tunisina, dimostrando una forma fisica al pari di quella mentale. Nel discorso di fine partita, mentre innalzava il piatto d’argento della finalista, Ons si è detta felice, perché “Iga ha meritato la vittoria”. Jabeur, la prima giocatrice araba – uomo o donna – ad entrare nella top 10 (con la recente vittoria a Berlino è salita in terza posizione), ha mire più alte e non lo nasconde. Dopo il successo a Madrid era incredula e frastornata: "Onestamente non riesco ancora a crederci. Ho attraversato montagne russe di emozioni negli ultimi giorni, subito dopo la semifinale. Ero davvero stressata, mentre cercavo di respirare", ha aggiunto Jabeur, che aveva vinto solo una delle sue precedenti cinque finali WTA. "Non volevo uscirne delusa anche questa volta. Pensavo che il cuore mi stesse scoppiando nel petto".  Se abbiamo cominciato ad ammirarla in campo, sappiamo ancora poco del suo percorso precedente, perciò è bene raccontare la sua storia per dare forma e umanità alla sua bravura. Mentre Samira Jabeur si esercitava al Tennis Club di Monastir in Tunisia, sua figlia di 3 anni, Ons, si aggirava per i campi vicini, osservando, giocando e raccogliendo le palline che scappavano qua e là. Di lei sappiamo che da bambina "amava qualsiasi sport o gioco che avesse a che fare con una palla". Ons Jabeur ha imparato a giocare a tennis a Sousse, in Tunisia, all'età di 11 anni. "Devo molto del mio successo a mia madre", afferma Jabeur, 27 anni, "ha sempre giocato, ed è il suo esempio che mi ha fatto iniziare". Sebbene la Tunisia sia appena al di sotto del Mediterraneo e ad est della Francia e della Spagna, paesi noti per aver cresciuto schiere di campioni, nella Tunisia degli anni '90, quando Jabeur era una ragazza, non era uno sport popolare. 

I pochi campi esistenti erano principalmente in città turistiche come Tunisi, Hammamet e la città natale di Jabeur, Sousse. Giocare a tennis richiedeva impegno, mezzi e dedizione, e ancora oggi rimane uno sport di nicchia rispetto al calcio, alla pallavolo e persino alla neonata pallamano. All'età di 12 anni Jabeur ha viaggiato per 150 chilometri a nord di Sousse fino a Tunisi per allenarsi con i migliori coach, presso il principale centro di preparazione atletica del paese, il Lycée Sportif El'Menzah, ma ha anche attraversato il mediterraneo per approdare in Francia, innalzando il livello del suo gioco. In terra francese ha incrociato il suo destino con quello dell'italiano Luca Appino, che l’ha portata alla vittoria nel singolare junior del Roland Garros: “Troppa pressione su di lei dopo quei successi. Ogni giorno telefonavano Ministri del suo Paese e le televisioni la invitavano ovunque. Difficile gestire quell’improvvisa nuova realtà e sul campo ne pagò subito lo scotto”, ha raccontato il celebre coach-talent scout di Favria Canavese, a Roberto Bertellino. D'altra parte era una ragazzina ed era appena diventata la prima araba a vincere un titolo Junior Grand Slam in singolo da quando l'egiziano Ismail El Shafei ha vinto il torneo maschile di Wimbledon, nel 1964. Ons non dimentica chi l’ha aiutata: quel Luca Appino che, insegnandole un tennis meno stressante per il fisico, dopo tanti infortuni (incluso il polso), le ha permesso di assimilare uno stile oramai unico nel circuito WTA. Anche se il primo titolo lo ha vinto nel 2021 sull’erba di Birmingham, la tunisina non ha dubbi, in fatto di superfici: “Amo la terra, perché ho più tempo per sviluppare il mio gioco, slice, drop shot, volée e tutto, ma gioco bene anche sull’erba perché adoro il calcio e, quando vedo verde anche se è un campo da tennis, mi sembra quasi di dover indossare gli scarpini coi tacchetti per fare gol” racconta serafica, aggiungendo un sorriso che ha tutta l’aria di essere una dichiarazione d’amore per lo sport. La vittoria di Birmingham “è stata così bella perché è arrivata dopo molto tempo", si schernisce Jabeur che ogni giorno trascorre cinque o più ore in campo, quando non gareggia. "So che alcune persone si aspettavano che raggiungessi un titolo WTA prima, ma gli infortuni mi hanno trattenuta. Ho sempre sognato di poter essere una delle migliori giocatrici del mondo", ha più volte rimarcato Jabeur, il cui nome in arabo suona come "impavida, senza paura", ma non sempre è così perché la Nostra ha l’aria di essere una giocatrice tanto estrosa e bella da vedere, quanto emotiva e facile vittima di momenti di buio, che però sempre più spesso ha imparato a gestire, specie in questo 2022.

«Gioco bene anche sull’erba perché adoro il calcio e, quando vedo verde anche se è un campo da tennis, mi sembra quasi di dover indossare gli scarpini coi tacchetti per fare gol» 
Ons Jabeur
ASICS ROMA

I prodigi di Ons Jabeur al recente torneo di Berlino

Il suo allenatore, l'ex professionista Issam Jallali, ha valutato la “sua” Ons con poche parole. "È molto dotata e lavora sodo", ha sottolineato lapidario, dopo la vittoria in Inghilterra nel 2021. Anche il marito russo / tunisino, Karim Kamoun, un ex schermidore, la allena fuori dal campo, fungendo da personal trainer. “È bello averlo intorno”, spiega Jabeur, che spera di mettere su famiglia non appena avrà smesso di giocare. “Potrebbe non essere tra molto”, continua “poiché la maggior parte di noi professionisti gareggia fino ai 33 anni circa, non oltre. Onestamente, non so per quanto tempo sarò in grado di giocare a questo livello, perché tutto dipenderà da come il corpo affronterà gli infortuni e da come la mente gestirà le motivazioni, ma se gioco bene fino a 34 anni, potrei restare nel tour anche per più tempo". I paesi che comprendono il Medio Oriente e il Nord Africa rappresentano più di 420 milioni di persone, ma nella storia di questo sport hanno prodotto solo cinque top-100 del tennis, Jabeur compresa. L'unica altra donna araba a raggiungere un livello simile è stata anch’ella una tennista tunisina: Selima Sfar, che all'inizio degli anni 2000 si era classificata al 75° posto del ranking. I fan di Jabeur la considerano un orgoglio nazionale. Il loro entusiasmo raggiunge spesso livelli paragonabili a quelli espressi nelle partite di calcio importanti. “Dico alle giovani donne, e anche ai ragazzi, che se si allenano e lavorano sodo per avere successo, possono raggiungere i loro obiettivi e non solo nel tennis, ma in qualsiasi altro sport o attività in cui vuoi metterti alla prova" ha puntualizzato Ons che, oltre a rappresentare la Tunisia nel mondo, ne afferma le istanze libertarie, se confrontate a quelle di molti paesi arabofoni dove la donna deve lottare sin troppo, per esaudire i propri desideri ed affermarsi nella società. Anche se Jabeur ha gareggiato e si è allenata in tutto il mondo, si è sempre trovata a suo agio in Tunisia, dove definisce se stessa e i suoi successi, “un prodotto tunisino al 100 per cento". La giocatrice ha dichiarato la volontà di usare la sua posizione per incoraggiare i giovani atleti a eccellere nella vita, qualunque sia il percorso che intraprendono. “Spero soprattutto che le ragazze tunisine e arabe possano essere ispirate dalla mia storia e dal mio successo. Mi sto anche ispirando a loro", rimarca con fierezza “spero di poter avere un'influenza positiva per sempre più generazioni". Mentre è cresciuta in popolarità negli ultimi anni, Jabeur è diventata anche una delle preferite dai fan, per ciò che riesce a mostrare in campo con i suoi drop shot e slice imprevedibili che spesso lasciano le avversarie sconcertate e frustrate. 

I suoi fan sono noti per sventolare con entusiasmo le bandiere tunisine biancorosse, e per cantare cori solitamente riservati alle partite di calcio delle squadre locali che partecipano alla Coppa d'Africa. I suoi sostenitori si sono riuniti attraverso diverse pagine Facebook, mentre la sua personale conta quasi 1 milione di follower. I fan di Ons scrivono di amare il suo gioco di gambe. “Apprezzo molto il modo in cui si muove, il modo in cui gioca e soprattutto i suoi drop shot. È molto intelligente e ha un'energia incredibile. A volte i suoi scatti sono magici", ha postato un suo affezionato follower. Tutti sono concordi nel definirla una tennista con molto talento e grande umiltà, doti che le riconoscono anche le colleghe. "Ha anche una personalità meravigliosa e, sebbene sia piuttosto concentrata nelle sue partite, è amichevole e gentile fuori dal campo", ha detto di lei la Swiatek quando ancora non era la campionessa che conosciamo. Con Jallali al suo fianco, Jabeur ha collezionato 11 titoli nel circuito ITF, un trampolino di lancio per la WTA, e, oltre ad essere la prima araba a raggiungere la top 10, ha raccolto altri primati incluso il raggiungimento del quarto di finale all’ Australian Open 2020, prima atleta arabofona di sempre. Dopo aver vinto di nuovo a Birmingham l'anno scorso, Jabeur ha ricevuto elogi dagli idoli dell'infanzia Andy Roddick e Kim Clijsters ed ha apprezzato i complimenti di Billie Jean King, vincitrice di 39 titoli del Grande Slam, tra cui sei vttorie in singolare a Wimbledon. In un'intervista B.J. King ha dichiarato che non sarebbe sorpresa se Jabeur diventasse presto la numero 1. "Penso che abbia la capacità di andare molto in alto".  Serena Williams ha elogiato Jabeur a un evento stampa di Wimbledon per "essere stata capace di abbattere le barriere culturali di uno sport che privilegia i bianchi" e "aver ispirato tante persone, me compresa, per dare il 100 per cento ogni volta che gareggia". Ons Jabeur spera di raggiungere la posizione numero 1. Ma una volta conclusa la carriera progetta una vita tranquilla in Tunisia, dove può lavorare con i giovani, fare da mentore a giovani donne e aprire un'accademia di tennis nel paese dove ha iniziato la sua attività, portando il suo magnifico esempio a raggiungere l’eccellenza sportiva. "Sarebbe una bella vita", riflette. "Questo è il mio obiettivo finale, essere felice e poter dare agli altri un po’ della mia fortuna."  Un obiettivo che sembra in linea con la sua energica e divertita ostinazione.

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Ons Jabeur festeggia con il suo team il successo a Berlino

Uno dei colpi caratteristici di Ons Jabeur è la smorzata. Ne ha dato dirmostrazione a Wimbledon, e adesso spera di ripetersi

Mentre Serena Williams si prepara a scatenarsi nella soleggiata e sonnolenta Eastbourne questa settimana, concedendosi un rientro nel tennis immerso nella placida tranquillità della cittadina costiera, la sua compagna di doppio Ons Jabeur fatica ancora a riprendersi dalla sorpresa. Il privilegio e l'onore di giocare al fianco della campionessa americana nel doppio è toccato infatti, alla tennista tunisina. I risultati passano in secondo piano, anche perché si tratta di una prova generale per Wimbledon, laddove entrambe si presenteranno con motivazioni importanti. Una sorridente Jabeur ha ribadito che molte colleghe avevano espresso un certo grado di bonaria gelosia per essere stata scelta dalla Williams, rivelando che la richiesta di giocare il doppio insieme è arrivata prima dell'Open di Francia. Ons però è riuscita a mantenere il segreto per settimane. Seria contendente al titolo nel singolare a Wimbledon, si augura di evitare Serena nel sorteggio del primo turno, confessando alla stampa: "Sono stata brava a mantenere il segreto... anche se lo avevo rivelato al mio team e alla mia famiglia. È stato difficile non dirlo, perché ero super eccitata all’idea di questo esordio con la giocatrice più forte di tutti i tempi. Serena è una tale combattente in campo, che è impossibile non ammirarla: per la sua storia e per tutto ciò che ha fatto per lo sport e per il tennis femminile. Sono stata fortunata ad essere in tour con lei per un po', è stata un esempio magnifico.

Quando mi ha contattato, mi ha confidato che conosceva il mio nome sin dal 2017. È una fonte di ispirazione e il fatto che giocheremo in doppio insieme, è motivo di grande orgoglio. Non mi sarei mai aspettata che scegliesse me! Il solo pensarci mi riporta indietro nel tempo a tutti quei ricordi in cui l’ho vista vincere i tornei del Grande Slam. Spero che non mi renda troppo nervosa starle vicina.” La tennista ha raccontato che “tutto è nato grazie all'allenatore di Venus Eric Hechtman, che ha chiesto al mio allenatore se avrei giocato il doppio qui al Nature Valley International di Eastbourne. Sono così entusiasta e non nascondo che mi piacerebbe vincere il titolo. Molte giocatrici mi hanno detto di essere gelose perché far parte del suo rientro alle competizioni è un privilegio che vorrebbero avere tutte”.  Venus ha dichiarato che la famiglia Williams vede Ons Jabeur come una pioniera, un modello per le giocatrici nel mondo arabo e del continente africano. Jabeur ha aggiunto: “Sì, forse. Hanno fatto molto più di me ovviamente, per questo mi sono ispirata a loro, a quello che hanno fatto per il nostro sport e per le tenniste. Lo ripeto, le loro storie sono stimolanti e non solo per me, ma per tutte quelle ragazze che vogliono emergere nonostante le troppe difficoltà. Questa settimana giocherò solo in doppio dopo aver vinto a Berlino nel fine settimana, ho sentito che affrontare il singolo, dopo aver vinto a Berlino sarebbe stato troppo. Voglio essere pronta per andare a Wimbledon. Mi sento bene e sono fiduciosa", ha chiosato ridendo. A Church Road tornerà protagonista in singolare. E secondo i bookmakers è la terza favorita alle spalle di Iga Swiatek e Cori Gauff, recenti finaliste al Roland Garros.