The Club: Bola Padel Roma
ATTUALITÀ

Il tennis femminile non è una calamita per la pubblicità

In una bella intervista con L'Espresso, Francesca Schiavone si lascia andare a considerazioni troppo generose sullo stato di salute del tennis femminile. Le piace di più (ci mancherebbe), ma non è vero che attira più del maschile. I freddi numeri lo certificano. Ma tra il libro e il suo nuovo bistrot, Francesca è più impegnata che mai.

Riccardo Bisti
11 novembre 2020

Da Gallaratese a Gallaratese. Sono cambiate tante cose, ma la casa dei genitori, nel quartiere popolare di Milano, pieno di palazzi-casermoni, continua a essere un punto di riferimento per Francesca Schiavone. Negli anni 90 viveva la sua cameretta da ragazzina di belle speranze; oggi è un'ex campionessa, rinata a quarant'anni dopo aver sconfitto una brutta malattia. In una Milano travolta dai contagi, zona rossa col timore di un secondo lockdown, ha scelto lo stesso luogo per farsi intervistare via Zoom da L'Espresso. In tempi di COVID, la tecnologia può dare una grossa mano. Francesca ha cambiato ruolo ma rimane fedele a se stessa, al suo personaggio, alla sua esuberanza. C'è viva passione in quello che dice e, di conseguenza, in quello che fa. La sua ultima sfida è lontana dal campo da tennis: dopo aver vinto la battaglia contro un tumore (il Linfoma di Hodgkin), adesso si è tuffata in cucina insieme alla compagna Sileni. Hanno aperto un bistrot a Milano, zona Navigli, con l'obiettivo di donare al cliente una cucina di qualità. Ambizioni espresse da due biglietti da visita molto eleganti: il sito internet e la pagina Instagram.

Francesca ama anche scrivere: in una delle tante interviste post-Roland Garros 2010, il torneo che ne ha decretato il ruolo di leggenda, ammise che la mattina dopo, in piena solitudine, si mise a scrivere. A imprigionare i pensieri, mettendoli nero su bianco. Tale passione si è tradotta nel libro La mia rinascita, edito da Mondadori, in cui ha raccontato un po' di tutto, dalle prime battaglie fino alle ultime sfide. Ha parlato anche di tennis, nell'intervista con Anna Bonalume. Ha riservato parole vere alle altre ex ragazze, con le quali ha creato un'epopea irripetibile: Flavia Pennetta, Sara Errani e Roberta Vinci. “Quando giocavo ero molto competitiva, non concedevo spazio all'amicizia. Ma, nonostante questo, c'era tantissimo rispetto – dice la Schiavone – appena potevo le schiacciavo, ma mai fuori dal campo. Le schiacciavo perché vincevo. C'era competizione, ma quando una era in difficoltà un'altra andava ad aiutarla, sempre”. Forse esagera con il termine schiacciare, anche se gli scontri diretti la vedono avanti con Vinci (4-1) e Pennetta (6-2), mentre ha perso tre volte su quattro contro la Errani. Lei era la più grande, è stata la prima ad emergere, per qualche anno è stata l'unica vincitrice e finalista Slam, ma alla fine i suoi risultati non sono così superiori rispetto alle altre. Parlare di schiacciare è un po' eccessivo, ma va bene così.

"Il tennis femminile è molto più bello a vedersi e questo è una calamita per la pubblicità" Francesca Schiavone
5 giugno 2010: vincendo il Roland Garros, Francesca Schiavone diventa "Nostra Signora del Grande Slam"

L'unico scivolone lo fa quando parla del rapporto tra tennis maschile e femminile. Partendo da una considerazione corretta (“Il divario tra la remunerazione degli uomini e delle donne è abnorme”), la Schiavone prova a equiparare due mondi che hanno poco in comune. Favorevole all'unione di ATP e WTA, suggerisce che servirebbe mettere insieme la capacità delle donne di generare pubblicità (“perché in TV e sul web le donne sono molto seguite”) e le capacità degli uomini. Idee non suffragate dai numeri. Le sue parole diventano ancora meno condivisibili quando afferma che il tennis femminile “è molto più bello a vedersi e questo è una calamita per la pubblicità”. La prima parte è un'opinione, pienamente legittima. La seconda è un'affermazione che non trova riscontri. La WTA è un'associazione in crisi, priva di un main sponsor dal 2011 e incapace di studiare un calendario alternativo in tempi di COVID, perché è venuta meno l'intera stagione asiatica. Il tennis femminile ha trovato il suo polmone economico in Cina, con la città di Shenzhen che ha sborsato una cifra fuori mercato per ospitare le WTA Finals fino al 2028. Senza i soldi dell'Asia, la situazione è critica. I fatti degli ultimi mesi hanno smascherato la situazione: tanti tornei sono in sofferenza, qualcuno non riesce ad andare avanti e i montepremi sono più bassi rispetto al circuito ATP proprio perché gli sponsor non investono nella stessa misura sul femminile.

La lotta tra noi atlete è una lotta tra caratteri, non è un rapporto di forza – continua la Schiavone – le donne utilizzano gli angoli del tempo perché per fare il punto devono trovare una soluzione intelligente, armoniosa. Gli sponsor, inoltre, sono attratti dal mondo femminile dalla loro componente mentale e caratteriale. Le donne sono molto più comunicative e forti, sotto tanti punti di vista”. Se è vero che il tennis femminile viene percepito come più umano e quindi replicabile, le affermazioni sulla sua commerciabilità sono smentite dai fatti. Il recente studio dell'ATP ha evidenziato come appena il 9% degli introiti del prodotto tennis (2,2 miliardi di dollari) sia generato dal circuito WTA. Una fetta quasi trascurabile della torta. Vien da domandarsi quale convenienza abbia il circuito maschile a unirsi al femminile. Qualora accadesse, c'è da credere che l'ATP non accetterebbe mai una ripartizione al 50% di utili e guadagni. Ma c'è di più: siamo a metà novembre e non c'è ancora traccia del calendario WTA 2021. Il COVID e la complicata situazione in Australia hanno generato incertezza anche per gli uomini, ma il calendario c'è già. Per le donne no, ed è l'ennesima conferma di come si navighi a vista. La ripresa del circuito WTA dopo lo stop tra marzo e agosto è stata poco organica, con tornei sparsi qua e là e la stagione terminata – di fatto – dopo il Roland Garros. I tornei di Ostrava e Linz sembrano due atolli in mezzo all'oceano. Le giocatrici non sono contente e l'immagine del tour femminile non è quella descritta dalla Schiavone.

Francesca Schiavone e Flavia Pennetta sono le due tenniste italiane ad aver vinto uno Slam in singolare
FOLLOWERS TWITTER (INSTAGRAM)
TOP-10 ATP

Novak Djokovic - 8,7 milioni (7,8 milioni)
Rafael Nadal - 15,7 milioni (10.191.261)
Dominic Thiem - 228.755 (1.323.410)
Roger Federer - 12,7 milioni (8.012.131)
Daniil Medvedev - 83.534 (373.000)
Alexander Zverev - 82.724 (1.190.721)
Stefanos Tsitsipas - 198.496 (972.690)
Andrey Rublev - 32.397 (149.238)
Diego Schwartzman - 143.871 (591.932)
Matteo Berrettini - NO TWITTER (214.484)

TOTALE 37.869.777 (30.818.867)

FOLLOWERS TWITTER (INSTAGRAM)
TOP-10 WTA

Ashleigh Barty - 92.820 (224.000)
Simona Halep - 384.908 (1,6 milioni)
Naomi Osaka - 815.829 (1.816.140)
Sofia Kenin - 43.890 (197.000)
Elina Svitolina - 114.257 (684.000)
Karolina Pliskova - 207.180 (393.550)
Bianca Andreescu - 200.270 (664.000)
Petra Kvitova - 638.861 (584.122)
Kiki Bertens - 38.518 (89.870)
Serena Williams - 10,8 milioni (12.718.503)

TOTALE 13.336.533 (18.971.185)
Francesca Schiavone parla del suo libro, "La mia rinascita", edito da Mondadori

Oggi si misura tutto in indice di gradimento, ascolti, followers. Dando un'occhiata ai followers social dei top-10 ATP e WTA emerge una distanza siderale. Su Twitter, da Djokovic a Schwartzman (n.9, perché il n.10 Berrettini non ha un profilo Twitter) gli uomini hanno quasi 38 milioni di followers. Al contrario, le donne si fermano a 13.336.533. Ed è preoccupante che quasi 11 milioni siano portati dalla sola Serena Williams, di gran lunga la più popolare e carismatica. Il divario si assottiglia su Instagram, ma rimane evidente: 30.818.867 per gli uomini, 18.971.185 per le donne. Anche in questo caso, oltre due terzi dei followers rosa seguono Serena Williams. Ok, in campo maschile i Big Three fagocitano quasi tutta l'attenzione, e non c'è dubbio che non sarà facile colmare la loro eredità, ma in campo femminile sarà ancora più complicato superare l'addio di Serena. L'unico grande personaggio sembra essere Naomi Osaka, con quasi due milioni di seguaci su Instagram. Per il resto, i due circuiti hanno appeal profondamente diversi e sbilanciati a favore degli uomini.

Non stiamo dicendo che sia positivo: anzi, un gran match femminile è spesso più godibile di una sfida tra bombardieri. Ma il mercato – giusto o sbagliato che sia – va in una certa direzione. Anzi, ci vorrebbe proprio una come la Schiavone a dare impulso a una WTA che sembra un po' accartocciata su se stessa. Con le sue idee, il suo naturale carisma, la sua energia, farebbe certamente bene al circuito. Per adesso, oltre ad allenare, si è lanciata nell'avventura di Sifà, insieme all'amata Silemi. In Via Lodovico il Moro 1, zona Navigli, c'è un locale che è definito “angolo di paradiso con sapori genuini pronti ad entusiasmare i tuoi sensi e a coinvolgerti in un'intensa esperienza enogastronomica”. Cucina di qualità, cibo fresco e una nuova sfida: Francesca vuole diventare sommelier. “Un mondo infinito, un impegno duro, sono ancora indietro. Per ora sorseggio e consiglio agli amici”. Sul campo, rimarrà la Nostra Signora dello Slam per le emozioni vissute (e fatte vivere) il 5 giugno 2010. Fuori, Francesca continua a lottare ed è bello che sia ancora energica, di nuovo in salute e pronta a vivere il secondo tempo della sua vita. E pazienza se non ha ben chiari libri contabili e percezione globale del tennis femminile. In fin dei conti, ha avuto (e ha) ben altro da fare. Come darle torto?