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Il giorno in cui anche Borg andò fuori di testa

Non tutti sanno che persino Bjorn Borg, Ice Man, ha perso le staffe sul campo da tennis. È accaduto esattamente 40 anni fa, contro John McEnroe al Masters: due chiamate arbitrali lo mandarono su tutte le furie, portandolo a un passo dalla squalifica. Un gesto di McEnroe gli restituì la calma: vinse la partita e poi il torneo.

Riccardo Bisti
16 gennaio 2021

Senza l'incubo chiamato COVID, oggi saremmo in fibrillazione per l'imminente inizio dell'Australian Open. Poco male: l'appuntamento è rinviato di sole tre settimane. Non è la prima volta, tuttavia, che l'Australian Open non si gioca a gennaio. Tra il 1977 e il 1985, il calendario fu oggetto di una piccola rivoluzione che spostò il torneo a dicembre. Il cambiamento comportò due edizioni nel 1977 e – di rimando – nessun torneo nel 1986, poiché nel 1987 si è tornati alla tradizionale collocazione di gennaio. Di quegli anni si ricordano campi di partecipazione non straordinari, soprattutto tra gli uomini, e il mancato Slam di Martina Navratilova nel 1983.

Con Melbourne ultimo torneo dell'anno, si presentò con gli altri tre già in tasca. Il suo sogno fu interrotto in semifinale da Helena Sukova. Con l'Australian Open a dicembre, il calendario aveva sfumature diverse rispetto a oggi. Per esempio, il Masters si giocava a gennaio. E proprio in queste ore c'è stata una curiosa ricorrenza: il quarantennale dell'unica volta in cui Bjorn Borg ha perso la calma. Nel 1981 ci fu la leggendaria sfuriata di John McEnroe a Wimbledon, con il celeberrimo You cannot be serious rivolto al giudice di sedia durante un match contro Tim Gullikson. Meno nota quella di Borg: se fuori dal campo si concedeva ben più di una distrazione, sul campo era un blocco di ghiaccio. Impassibile, glaciale. Perfetto. Il soprannome Ice Man ben descriveva la sua capacità di controllare le emozioni.

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"Mi arrabbiai molto. Sono andato dall'arbitro, sono stato gentile ma volevo delle risposte. Lui non fu all'altezza e mi diede prima un warning e poi due penalty point. È stata l'unica volta in cui ho ricevuto ammonizioni e sanzioni. Ma ho comunque vinto la partita"
Bjorn Borg
Storico: Bjorn Borg si arrabbia sul campo da tennis. Ma quel 15 gennaio 1981 avrebbe comunque vinto la partita...

È curioso che l'episodio sia accaduto proprio contro McEnroe, suo principale rivale, l'avversario per eccellenza, contro il quale ha giocato partite leggendarie. Nel 1977, il Masters aveva preso casa al Madison Square Garden di New York e vi sarebbe rimasto fino al 1989. Lo spostamento a gennaio fu voluto dal direttore del torneo Ray Benton. In assenza dell'Australian Open si evitava la concomitanza con il football americano, rendendo il Masters principale evento della settimana. Lancio perfetto per il Super Bowl. Il torneo iniziò con due grandi sorprese: McEnroe raccolse appena tre game contro José Luis Clerc (6-3 6-0), e Borg incassò una batosta simile (6-0 6-3) contro Gene Mayer. Lo scontro diretto del 15 gennaio 1981, dunque, aveva un sapore ben diverso rispetto alle recenti finali di Wimbledon e Us Open: era una sorta di spareggio per evitare una prematura eliminazione. Forse agitato dall'inedita situazione, Borg apparve insolitamente nervoso e rumoroso. Già nel primo set contestò alcune decisioni del giudice di sedia. Poi, nel tie-break del secondo set, è avvenuto l'incredibile: Borg si è preso non uno, ma ben due punti di penalità!

Come è stato possibile? Sul 3-3, lo svedese ha tirato un dritto giudicato buono dal giudice di linea, mentre l'arbitro di sedia, l'americano Mike Lugg, ha giudicato la palla fuori. Contrariato per la decisione, Borg ha protestato con apparente calma. L'arbitro ha ovviamente confermato la sua decisione, così Borg... ha rifiutato di riprendere il gioco. Non c'era verso di farlo giocare. Per questo, Lugg gli ha dato un warning per perdita di tempo. Niente da fare: altra perdita di tempo, secondo warning, perdita del punto. 5-3 McEnroe. A poco è servito l'intervento del supervisor, il quale disse a Borg che era una protesta inutile e che la chiamata dell'arbitro era ormai passata in giudicato. Neanche questo servì a calmare Borg. Il pubblico (c'erano circa 18.500 spettatori) iniziò a mormorare, lo stesso McEnroe pensò a una possibile squalifica. Ci fu il tempo per un altro penalty point (6-3 McEnroe) prima che Borg si decidesse a giocare, giusto il tempo di perdere un altro punto e consegnare il secondo set all'americano.

Quella del 1981 fu l'ultima apparizione di Bjorn Borg al Masters di fine anno
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“Non credevo a quello che stava succedendo – avrebbe detto McEnroe – ero scioccato, quasi non volevo prendere i punti che mi erano stati assegnati”. Ma la pantomima non era terminata: nel secondo punto del terzo set, l'arbitro fece un secondo overrule a sfavore di Borg, togliendogli un ace. Lo svedese era furioso, ma sulla seconda palla un magnanimo McEnroe scaraventò volontariamente la risposta in tribuna, consegnandogli il punto. Fu il gesto definitivo, una catarsi per l'improvvisata follia di Borg. Dopo quel punto, lo svedese ritrovò la sua tradizionale calma e in qualche modo riuscì a spuntarla col punteggio 6-4 6-7 7-6. “Penso che questa partita abbia visto un po' di tutto – disse Borg – pessime chiamate e ottimi punti”. Quel successo gli avrebbe permesso di tenere viva la chance di passare in semifinale e vincere il torneo. Fu effettivamente così, con i successi su Clerc nell'ultimo match del girone, e poi su Connors e Lendl. Connors e Lendl, ricordate? Già, quell'edizione del Masters è ricordata anche per il tanking dell'allora cecoslovacco contro Jimbo.

Perse apposta per evitare di affrontare Borg in semifinale, prendendosi le contumelie di Connors. Ma questa è un'altra storia, fin troppo narrata. Qui volevamo ricordare un episodio più unico che raro, ogni tanto ricordato dallo stesso Borg. “In effetti mi arrabbiai molto. Sono andato dall'arbitro, sono stato gentile ma volevo delle risposte. Lui non fu all'altezza e mi diede prima un warning e poi due penalty point. È stata l'unica volta in cui ho ricevuto ammonizioni e sanzioni. Ma ho comunque vinto la partita”. La glacialità di Borg risaliva a molti anni prima, quando in Svezia fu sospeso per tre mesi a causa di un cattivo comportamento. Aveva 13 anni. “Dopo quell'episodio ho scelto di comportarmi sempre bene: non volevo che succedesse di nuovo. Io volevo giocare”. Come detto, Borg avrebbe vinto il torneo e il 1981 sarebbe stato il suo ultimo anno completo nel circuito. Vinse al Roland Garros, ma McEnroe si sarebbe preso gustose rivincite togliendogli lo scettro di Wimbledon e superandolo sempre a New York, ma sul cemento di Flushing Meadows. Nessuno lo poteva immaginare, ma sarebbe stata la sua ultima partecipazione a un torneo del Grande Slam. Travolto dalla pressione, bruciato da dieci anni a tutta velocità, si ritirò ad appena 26 anni con 64 titoli in tasca (tra cui 11 Slam) e 109 settimane al numero 1. Dieci anni dopo avrebbe tentato un anacronistico rientro nel circuito: meglio soprassedere, per non sporcare immagini come quella qui sotto.