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LA STORIA

Il libro della giungla

Michael Geerts era rimasto senza il supporto della federazione belga. Per ritrovare se stesso, ha frequentato per un anno e mezzo l'Arizona State University. Oggi lotta per la sopravvivenza e le sta provando tutte per guadagnarsi le qualificazioni dell'Australian Open. Nella speranza di uscire dalla giungla.

Riccardo Bisti
30 novembre 2022

A suo dire, non ci sono particolari differenze tra il numero 100 e il numero 250 ATP. Michael Geerts l'ha detto in tempi non sospetti, ma la sua opinione è più attuale che mai. Per molti tennisti è tempo di vacanze, oppure di intensa offseason. Per molti, non per tutti. Alcuni sono disperatamente a caccia di punti per raggiungere l'Australian Open. Chi per il tabellone principale, chi per le qualificazioni. La libidine psicologica di prenotare il biglietto per Melbourne e giocare uno Slam, sia pure nel tabellone preliminare. E poi in Australia non è come a Wimbledon, dove le qualificazioni (ancora per qualche anno) si giocano a distanza di sicurezza dall'All England Club. In Australia puoi goderti il parco giochi di Melbourne Park. Lo scorso anno, la sola presenza nelle qualificazioni ha fruttato 24.000 dollari australiani, l'equivalente di 15.500 euro. Quest'anno offriranno qualcosa di più: non male per un (quasi) 28enne che in tutta la carriera ha intascato 183.755 dollari, lordi. Visto che bazzica nel circuito professionistico da qualche anno, c'è da credere che non abbia messo da parte quasi niente.

Però ha messo da parte una storia molto interessante, un libro della giungla di chi ha frequentato per anni l'inferno del circuito. E allora non deve essere così male trovarsi a Maspalomas, territorio spagnolo in mezzo all'Oceano Atlantico, dove si è recato per raccattare gli ultimi punti dell'anno, necessari per giocare le qualificazioni dell'Australian Open. Numero 263 ATP, il belga deve andare più avanti possibile per guadagnare quelle 15-20 posizioni che gli darebbero la ragionevole certezza di andare a Melbourne. Lo scorso anno, il cut-off era fissato al numero 245 ATP, poi i forfait permisero di giocare a un'ulteriore dozzina di giocatori. Ma non è bene affidarsi alle disgrazie altrui, dunque il match di domani contro Oriol Roca Batalla assume un valore importante per il biondo di Anversa, che quest'anno ha fatto il suo esordio Slam (allo Us Open) dopo essersi goduto quello in Coppa Davis nel 2021. La storia di Geerts è interessante, perché smentisce il luogo comune secondo cui in certi Paesi è più facile emergere: basterebbe volerlo.

ASICS ROMA
«Provo sempre ad avere una vita sociale classica, ma poi capita di rientrare dal Messico con venti ore di ritardo e qualsiasi piano avessi fallisce miseramente» 
Michael Geerts

Dopo il successo contro Dellien nel 2021, Geerts è stato schierato in Coppa Davis anche quest'anno. Al girone di Amburgo, ha perso contro Richard Gasquet

Lui è entrato nell'orbita dalle federtennis belga a nove anni di età e ha fatto una normale trafila, con tanto di carriera junior nei ranghi. Consapevole di non avere un talento travolgente, ha scelto di iscriversi all'università a Bruxelles, combinando tennis e studi. Nonostante i primi due titoli ITF (uno dopo l'altro, il secondo battendo in finale Stefano Napolitano) e una classifica intorno al numero 400 ATP a vent'anni, la federazione ha smesso di supportarlo. Contratto stracciato, buona fortuna, fai quello che ti pare. “Mentalmente è stato difficile, avevo perso il piacere nel giocare a tennis – racconta - dunque sono andato negli Stati Uniti e lì ho ritrovato la gioia, grazie ai compagni e gli allenatori dell'Università dell'Arizona”. Insomma, l'ennesimo miracolo del college americano. Ritemprato nella testa e nel fisico, è tornato in Belgio e si è tuffato nel professionismo, trovando la giungla dei tornei minori. Tutte cose risapute: montepremi da fame e difficoltà quotidiane. “Il circuito ITF è una giungla, perché devi occuparti di tutto – racconta – dalle prenotazioni alberghiere ai trasporti.

Nei Challenger è molto meglio, mettono a disposizione l'hotel e la vita è più facile: c'è il cambio palle, ci sono i raccattapalle, spesso un discreto pubblico... possono ancora migliorare, ma siamo sulla strada giusta. Andrebbe pubblicizzato di più perché non c'è una grande differenza di livello rispetto al circuito ATP”. A volte sono 2-3 partite a fare la differenza: per adesso, Geerts quelle partite non le ha ancora vinte. Sebbene quest'anno abbia vinto il suo settimo titolo ITF (a Santa Margherita di Pula), deve ancora giocare la sua prima finale Challenger. Nel 2022 ha messo insieme due semifinali: la prima a Segovia, la seconda a Drummondsville, in Canada, in Quebec, dopo che la settimana prima era andato a cercare fortuna a Calgary, nel gelo dell'Alberta. Perché Geerts è un vero giramondo, uno zingaro della racchetta, per prendere in prestito un'antica definizione di John Millman. Nel solo 2022 ha giocato in Italia, Stati Uniti, Messico, Francia, Portogallo, Svizzera, Spagna, Croazia, Tunisia, Germania, Polonia e Canada. Programmazione quasi normale per un top-player, non per chi deve gestire ogni singola voce di spesa.

Michael Geerts quando rappresentava i "Sun Devils" dell'Arizona State University. È stato al massimo numero 20 nella classifica nazionale

Al torneo casalingo di Anversa, Geerts ha potuto sfidare Dominic Thiem

“Spesso ho delle storie da raccontare a cui nessuno crede – racconta Geerts, più basso rispetto alla media dei giocatori attuali (1.78 per 72 kg) – io provo sempre ad avere una vita sociale classica, ma poi capita di rientrare dal Messico con venti ore di ritardo e qualsiasi piano avessi fallisce miseramente”. Come tanti giocatori del suo livello, sta ragionando se concentrarsi sul doppio: per adesso gioca entrambe le specialità, un buon modo per guadagnare qualcosa in più. “Ma sarebbe molto più difficile senza le gare a squadre in giro per l'Europa, soprattutto in Germania e in Francia: si tratta di weekend a costo zero, in cui guadagni buone cifre che ti permettono di investire sul circuito, magari portarti qualche volta il coach. Inoltre i costi sono aumentati molto, dai biglietti aerei a quelli della benzina, mentre il montepremi dei Challenger non è cresciuto di pari passo”. Sarà contento del recente annuncio ATP, che per il 2023 ha varato un aumento senza precedenti del prize money Challenger, che passerà da un totale di 12 milioni fino a circa 21.

C'è da credere che sarà il suo habitat per buona parte del 2023, a meno che non azzecchi la settimana della vita, quella che cambia una carriera. È il miraggio di tanti giocatori che insistono – anzi, stagnano – per anni nei tornei minori, nella speranza che qualcosa cambi. Un torneo insignificante nell'ecosistema del tennis (il Challenger di Maspalomas), dunque, può essere importante nella carriera di un giocatore come Michael Geerts, a caccia di quei punticini che gli darebbero la chance di mettere piede nel secondo Slam in carriera. E da cosa nasce cosa, si dice. Durante la pandemia, Geerts aveva definito pericolose le parole di Dominic Thiem, secondo cui i giocatori da Futures non avrebbero avuto diritto a sovvenzioni, perché molti di loro non hanno un atteggiamento sufficientemente professionale. “Io invece credo che i giocatori tra il numero 500 e il numero 700 siano molto dedicati alla disciplina, e dovrebbero essere sostenuti”. Quando lo diceva, era numero 404. Page not found. Oggi Michael non vuole correre il rischio di non essere trovato.