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ROLAND GARROS

Giocare con 38 di febbre senza avvisare. Zverev, era davvero il caso?

Sconfitto in quattro set da Jannik Sinner, il tedesco ammette di aver avuto la febbre a 38. “Non avrei dovuto scendere in campo”. In tempi di COVID, sarebbe stato meglio avvisare ed effettuare un test per evitare malintesi. Con il suo comportamento, ha creato una situazione di potenziale pericolo.

Riccardo Bisti
5 ottobre 2020

Quarti di finale alla prima partecipazione. Una dirompente sensazione di forza. Quell'atteggiamento che ha ben poco di Italiano, con qualche isolato Come On! o Let's Go! dopo un bel punto. Giusto questo, altrimenti Jannik Sinner rimane impassibile. Adesso c'è la sfida contro Rafael Nadal, che guarda con rispetto e qualche preoccupazione allo sparapalle (nel senso più nobile del termine) altoatesino. Però c'è un giallo: Alexander Zverev, battuto in quattro set (6-3 6-3 4-6 6-3 lo score), ha giocato con 38 di febbre. A un certo punto, ha anche chiesto l'intervento del medico. Non si capiva perché, si è scoperto in conferenza stampa. Il tedesco aveva già violato lo spirito dei controlli anti-COVID in estate, quando fu fotografato in un bar quando aveva promesso di isolarsi dopo aver partecipato all'Adria Tour.

Adesso la faccenda sembra ancora più seria. Senza avvisare nessuno dei sintomi, è sceso in campo contro Sinner con qualche linea di febbre e una pesante congestione nasale. È molto probabile che fosse un banale raffreddore, soprattutto nel fresco clima parigino. Ma possiamo averne la certezza? E, soprattutto, era il caso di non avvisare nessuno quando si sta avvicinando la temuta seconda ondata? La federtennis francese sostiene che lo staff medico non sia stato avvisato. Nella conferenza stampa post-match, ha detto che il suo fisioterapista Hugo Gravil aveva avuto il raffeddore un paio di settimane fa e che potrebbe averglielo attaccato.

"Sono malato, non riesco a respirare. Avevo la febbre. Non sono nelle migliori condizioni fisiche. Credo che tutto questo abbia avuto un piccolo effetto sul match. Mi sono limitato a mettere la palla in campo, permettendogli di fare quello che voleva" Alexander Zverev
Ampia sintesi di Sinner-Zverev

La difesa d'ufficio è un po' debole, anche perché si è scoperto che l'ultimo test non era così recente: Zverev si è sottoposto all'ultimo tampone mercoledì 29 settembre, con esito consegnato il giorno dopo. In effetti, le regole del Roland Garros stabiliscono che dopo i test preliminari il tampone va eseguito ogni cinque giorni (che partono dall'ottenimento del risultato). Per questo, gli sarebbe toccato lunedì. Il punto è un altro: visti i sintomi (febbre e raffreddore, tra i più comuni per il COVID), avrebbe potuto sottoporsi a un test extra. Così, giusto per stare tranquillo. Non lo ha fatto. Ma c'è di più: la guida distribuita ai giocatori rispondeva chiaramente alla domanda: "Devo ritirarmi se non mi sento bene?". Secondo i protocolli, i giocatori avrebbero dovuto avvisare subito lo staff medico e - in attesa del test - non avrebbero potuto entrare nell'impianto e mettersi in auto-isolamento. Lo avesse fatto, Zverev non avrebbe fatto in tempo a giocare contro Sinner. Durante il match è parso a tratti svogliato e con le gambe pesanti, anche se i meriti di Sinner sono innegabili. L'azzurro ha giocato con i piedi sulla riga, costringendolo a una partita strettamente difensiva. Sotto 4-1 nel primo set ha chiamato il medico in campo, chiedendo uno spray per eliminare la congestione nasale.

Dopo la partita ha ammesso che non avrebbe dovuto giocare, pur specificando che si trattava di un semplice problema che gli ha impedito di esprimersi al 100%, senza fare menzione al timore di poter essere contagioso. Quando gli hanno chiesto se pensava di essere affetto da COVID-19, si è rifiutato di rispondere. Il suo atteggiamento non significa silenzio-assenso, ma una semplice antipatia nei confronti di Ben Rothenberg, il giornalista che gli ha posto la domanda. “Non c'è chance che io risponda alle tue domande dopo tutto quello che hai scritto su di me”. L'allusione era ad alcuni articoli usciti nel corso dell'estate. Parlando delle sue condizioni, è stato abbastanza preciso. “Sono malato, non riesco a respirare – ha detto – penso che si capisca dalla mia voce. Avevo la febbre. Non sono nelle migliori condizioni fisiche. Credo che tutto questo abbia avuto un piccolo effetto sul match di oggi. Mi sono limitato a mettere la palla in campo, permettendogli di fare quello che voleva”.

Il padre e il fratello di Sascha Zverev hanno contratto il coronavirus. Lui è sempre risultato negativo
Uno spezzone della conferenza stampa di Zverev

Il tedesco ha poi aggiunto che non avrebbe dovuto giocare. “Speravo di vincere in tre set, ma sapevo fin dall'inizio che non sarebbe stato facile”. Il timore di un possibile contagio, magari nei confronti dello stesso Sinner, ha gelato tutto l'ambiente Roland Garros. I rischi sembrano bass(issim)i, ma a Zverev si può imputare una certa leggerezza. In un momento del genere, un tampone in più avrebbe lasciato tutti tranquilli. Fedele al suo stile, Sinner ha gettato acqua sul fuoco: “Penso che Sascha sia un ragazzo onesto: se dice che ha febbre, raffreddore o qualsiasi altra cosa, mi fido di lui”. Dovrebbe fidarsi meno degli organizzatori, che (a differenza dello Us Open) non verificano la temperatura di chi entra nell'impianto. Inoltre, negli hotel ufficiali non c'è particolare rigidità: i giocatori già eliminati possono portare degli ospiti, e ci sono anche persone che non hanno a che vedere con il torneo.

Non è facile essere indulgenti con il tedesco, poiché era stato tra i partecipanti allo sfortunato Adria Tour di giugno. Non furono prese precauzioni e qualcuno (Djokovic compreso) prese il virus. Il tedesco la passò liscia, ma non rispettò la promessa di auto-isolarsi quando uscì il video che lo ritraeva durante una festa presso l'Anjuna Plage Beach Club, locale modaiolo di Eze. Siamo convinti che non ci saranno conseguenze, ma il comportamento di Zverev era evitabile. In un momento del genere, sono gli atteggiamenti a fare la differenza. Se il tedesco avesse avvisato della sua condizione (visto che aveva sintomi già da dopo il match precedente), avrebbe evitato una situazione potenzialmente rischiosa.