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IL CASO

Australian Open: non vogliono i tennisti nell'hotel!

La minaccia dei proprietari degli appartamenti interni all'hotel scelto per la quarantena: “Non siamo stati interpellati, e l'arrivo dei tennisti rappresenta un rischio per la comunità. Siamo pronti a ricorrere alla Corte Suprema”. Difficilmente l'avranno vinta, anche perché il piano di sicurezza sembra convincente. E l'hotel dista 5 minuti d'auto da Melbourne Park.

Riccardo Bisti
4 gennaio 2021

Non c'è pace per l'Australian Open 2021. Una nube nera, quasi fantozziana, sta perseguitando gli organizzatori. Non fosse una minaccia (potenzialmente) concreta, ci sarebbe quasi da ridere: i proprietari di alcuni immobili dell'hotel ufficiale minacciano Tennis Australia perché non vogliono che la struttura sia occupata dai tennisti. La faccenda è semplice: il Westin Hotel è stato scelto dagli organizzatori per far trascorrere i 15 giorni di quarantena alla carovana del tennis. Tutto ok, non fosse che la struttura ospita 36 attici che appartengono a privati cittadini, i quali non hanno nessuna intenzione di accogliere i giocatori. Alcuni dei proprietari vivono stabilmente all'interno dell'hotel e sostengono che l'arrivo di persone da tutto il mondo rappresenti un rischio inaccettabile per la comunità. In effetti, qualche giorno fa il Victoria ha ripreso ad avere qualche caso di COVID dopo ben 61 giorni di test interamente negativi.

La direzione dell'hotel è stata accusata di non aver avvisato in tempo: per questo, è stata ipotizzata persino un'istanza alla Corte Suprema per un'ingiunzione dell'ultimo minuto. Difficilmente l'intoppo metterà a rischio il regolare svolgimento del torneo (e la serie di eventi collaterali: a febbraio, Melbourne Park ospiterà la bellezza di sette tornei. Oltre all'Australian Open ci saranno ATP Cup, due tornei ATP e tre WTA, di cui uno nella seconda settimana dello Slam). Tuttavia, esiste la possibilità teorica di far deragliare mesi di trattative tra le autorità sanitarie e Tennis Australia. L'Hotel Westin di Collins Street 205 sarà la base di tutti i giocatori nel periodo compreso tra il 16 e il 31 gennaio, con la possibilità di spostamenti di cinque ore al giorno per allenamenti e preparazione fisica. In quel periodo, i tennisti saranno testati almeno cinque volte e saranno costantemente supervisionati. Senza contare le coorti, ovvero piccoli gruppi di giocatori e coach che potranno allenarsi insieme, evitando qualsiasi contatto con gli altri.

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“È curioso che il Victoria non faccia entrare nessuno dagli stati vicini, ma sia lieto di accogliere persone provenienti da Paesi ad alto rischio. Per cosa, poi? Per giocare a tennis”
Graeme Efron, avvocato
Uno sguardo al lussuoso Westin Hotel di Melbourne

Un piano complesso, cervellotico, ma necessario. Tuttavia, i proprietari sono sul piede di guerra. Il premier del Victoria Daniel Andrews ha firmato l'accordo il 18 dicembre, ma sarebbero stati informati via mail soltanto cinque giorni dopo. Il gruppo sostiene di non aver mai accettato il piano, pur avendone facoltà: detengono i diritti legali sul 30% delle aree comuni all'interno dell'hotel. Tra loro ci sono personaggi sconosciuti alle nostre latitudini, ma che possiedono una discreta influenza a Melbourne: l'uomo d'affari Tony Schiavello, l'altro imprenditore Andrew Bertocchi e lo stesso costruttore dell'hotel, David Marriner. C'è anche il pensionato Mark Nicholson, il quale si è detto sbalordito per la mancanza di comunicazione. “È incredibilmente arrogante fare un'imboscata di questo tipo, come se fosse tutto già fatto – ha detto – ci sono questioni di salute pubblica, ma anche formali, che non sono state nemmeno esaminate”. Nicholson possiede un appartamento al Westin da oltre 15 anni ed è tra i più attivi della potenziale class action, la cui conseguenza estrema potrebbe un'ingiunzione alla Corte Suprema.

A suo dire, non ci sarebbe spazio per un accordo (magari un indennizzo economico) prima di aver esortato il Governo e la stessa Tennis Australia a fare un passo indietro, ovvero individuare a tempo di record un altro luogo dove mettere i tennisti in quarantena. “Se abbiamo deciso di correre il rischio di organizzare l'Australian Open, deve essere fatto tutto con grande attenzione: non certo scegliendo un hotel con una trentina di appartamenti residenziali al suo interno. Non è mica l'unico hotel della città”. Tra i ribelli c'è anche l'84enne Digby Lewis, ex albergatore. Secondo lui, organizzare il torneo è un attentato alla salute pubblica. “Mi trovo in una fascia d'età molto vulnerabile e sono scioccato da come cerchino di fare quel che vogliono senza consultarci. Sono più che felice di mettere a disposizione 10-20.000 dollari per contribuire alle spese legali”. A parte le preoccupazioni dei proprietari – sulla cui correttezza si può essere d'accordo o meno – non sono ancora partite azioni vere e proprie. Il 31 dicembre, gli avvocati si sono limitati a chiedere a Stephen Ferringo (direttore dell'hotel) l'accordo di quarantena e un eventuale piano d'emergenza. Solo in caso di mancata risposta, i clienti avrebbero istruito i legali su un tentativo presso la Corte Suprema o il Tribunale Civile e Amministrativo del Victoria.

Il Westin Hotel è dotato di una palestra decisamente accessoriata
Il nuovo spot dell'Australian Open 2021: "Non c'è spazio per l'impossibile"

L'avvocato Graeme Efron ha detto che nessuna fonte istituzionale (compresa Tennis Australia) è stata in grado di fornirgli le misure per mitigare i rischi per i residenti nell'edificio. “Stanno aprendo una breccia che potrebbe bloccare l'intera città. È curioso che il Victoria non faccia entrare nessuno dagli stati vicini, ma sia lieto di accogliere persone provenienti da Paesi ad alto rischio. Per cosa, poi? Per giocare a tennis”. Tale versione dei fatti è parzialmente smentita dal direttore dell'hotel. Consultato dalla stampa australiana, sostiene che i proprietari erano stati informati dell'accordo con Tennis Australia e che il piano di sicurezza era stato condiviso. “In base agli accordi, i residenti presso il The Westin Melbourne non avranno contatti con il personale e gli ospiti del programma di quarantena (denominato CQV, acronimo di COVID-19 Quarantine Victoria, ndr). Avranno a disposizione un ingresso separato, così come ascensori dedicati. Le loro proprietà non saranno avvicinate e non ci sarà nessuna dispersione di ventilazione tra un piano e l'altro". Nella speranza che questa storia non metta a repentaglio il regolare svolgimento del torneo, sorprende l'atteggiamento degli australiani: se è vero che sono notoriamente considerati diffidenti verso gli stranieri, impressiona la loro paura del COVID.

È più che giusto che vogliano tutelarsi dopo aver compiuto tanti sacrifici, ma i numeri dell'Australia sono incredibilmente più bassi rispetto ad altri Paesi, dunque pienamente gestibili. L'arrivo di un migliaio di persone, super controllate e isolate fino a quando sono ritenute a rischio, non può rappresentare un pericolo di chiusura per un'intera comunità. L'area di Melbourne (comprensiva delle varie conurbazioni) ospita circa 5 milioni di persone. Ed è impensabile, onestamente, che il torneo possa rappresentare un rischio. C'è poi il precedente di Us Open e Roland Garros, giocati qualche mese fa in città con moltissimi casi. I tornei si sono svolti senza intoppi: a parte qualche polemica per alcuni casi specifici, non c'è stato alcun serio rischio per la salute collettiva. Il Westin Hotel, tra l'altro, si trova a due passi da Melbourne Park (appena un chilometro, percorribile in 4 minuti d'auto) e probabilmente è stato scelto proprio per questo. E poi, sarà pur vero che non è l'unico hotel di Melbourne. Ma non crediamo ce ne siano molti con i requisiti del Westin...