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IL CASO

Angelo Binaghi Presidente FIT a vita?

Secondo il Fatto Quotidiano, la legge sul limite dei mandati potrebbe essere dichiarata incostituzionale. Esito? Salvare decine di poltrone. La chiave per arrivare alla Corte Costituzionale (presieduta dal “tennista” Giuliano Amato) è un ricorso riguardante il Comitato Regionale Toscana della... Federazione Italiana Tennis. 

Riccardo Bisti
16 marzo 2022

Premessa: si tratta di una storia molto complicata, basata su leggi, regolamenti e cavilli. Per questo, daremo priorità alla chiarezza espositiva senza addentrarci in questioni complicate persino per i giuristi. La notizia arriva dal Fatto Quotidiano, in un articolo a firma di Lorenzo Vendemiale. Dal racconto, emerge la voglia degli attuali presidenti delle federazioni sportive di restare in carica anche se – per molti di loro – le normative attuali impedirebbero una rielezione nel 2024. Andiamo con ordine: dopo un lunghissimo iter, nel 2018 è passata la legge che disciplina il numero massimo di mandati per i dirigenti delle federazioni sportive. Il limite è fissato in tre (dunque 12 anni), ma con una postilla: chi era in carica al momento dell'entrata in vigore della legge avrebbe avuto diritto a un ulteriore mandato. La disposizione transitoria di cui all'articolo 6, Comma 4, ha permesso a diversi presidenti di candidarsi per il quadriennio 2021-2024. Tra loro c'era Angelo Binaghi, presidente della Federazione Italiana Tennis dal dicembre 2000 e oggi al sesto mandato (peraltro, negli ultimi quattro è stato candidato unico). Binaghi è tra i presidenti più longevi, ma il record appartiene a Luciano Rossi (tiro a volo) e Sabatino Aracu (sport rotellistici), in carica ininterrottamente dal 1993 e che stanno celebrando il loro ottavo mandato. Il Fatto Quotidiano segnala anche Gianni Petrucci (basket), Franco Chimenti (golf) e Paolo Barelli (nuoto) tra i presidenti più longevi (e non più candidabili).

“Però non ne vogliono sapere e le provano tutte per rimanere in sella” scrive Vendemiale, secondo cui i dirigenti sportivi si sono messi d'impegno per restare in carica, approcciando politici e partiti per provare a cambiare la legge. Non c'è stato nulla da fare, dunque adesso tenterebbero un'ultima via: quella giudiziaria. In sintesi, la legge 8 / 2018 sarebbe incostituzionale: fosse decretata tale, cadrebbe automaticamente e spalancherebbe la possibilità di presidenze a vita. Per arrivare all'obiettivo, il tennis è lo sport decisivo, con almeno due figure chiave: quella di partenza, Roberto Pellegrini. E quella di approdo, Giuliano Amato.
Andiamo con ordine, chiedendo al lettore un piccolo sforzo in più in termini di attenzione.
Roberto Pellegrini ha 76 anni ed è un dirigente di vecchissima data. Lavora in ambito FIT da oltre 40 anni, essendo stato Consigliere Regionale in Toscana dal 1981 al 1999 e poi dal 2001 al 2008. Per un certo periodo è stato responsabile del Centro di Tirrenia e poi presidente della Mario Belardinelli SRL, una delle società controllate dalla FIT. Ha ricoperto questo ruolo almeno fino al 2019. Ma nel 2020 è successo qualcosa: si è candidato a Consigliere Nazionale (ruolo già svolto nel 1999-2000), ma non è stato eletto. Pellegrini ha provato a rientrare in scena candidandosi come Consigliere Regionale in Toscana, laddove era già stato per sette mandati. Tuttavia, la sua candidatura è stata respinta perché aveva, appunto, ricoperto lo stesso ruolo per oltre 25 anni e non era in carica nel quadriennio 2016-2020 (condicio sine qua non per accedere alla norma transitoria, recepita dall'articolo 54, Comma 2, dello Statuto FIT).

«Il vero traguardo è arrivare alla Consulta, dove i presidenti federali sono convinti di trovare ascolto dall'orecchio amico di Amato. Obiettivo: legge incostituzionale e poltrona salva» 
Lorenzo Vendemiale, Il Fatto Quotidiano
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Binaghi: “Sarà il mio ultimo quadriennio da presidente della federazione. Naturalmente se le leggi rimangono queste”

Con una tenacia sorprendente, soprattutto se relazionata all'età anagrafica e all'importanza (modesta) del ruolo in questione, Pellegrini le ha provate tutte per ottenere l'eleggibilità. Si è rivolto alla Corte Federale di Appello, che si è pronunciata il 17 dicembre 2020 (alla vigilia dell'assemblea elettiva del Comitato Regionale Toscana), ma una sentenza di dieci pagine ha respinto il suo ricorso. Non contento, Pellegrini si è rivolto al Collegio di Garanzia CONI, ultimo grado di giudizio in ambito sportivo. Rappresentato dall'avvocato Claudia Pezzi, anche in questo caso ha impostato il ricorso su tre punti che è importante segnalare:
1) L'articolo 54 / 2 dello Statuto FIT sarebbe contrario ad alcune norme della Convenzione Europea dei Diritti Umani (CEDU) e della Carta di Nizza (Carta dei Diritti Fondamentali UE).
2) Sottoporre all'attenzione della Corte Costituzionale i passaggi della legge del 2018 che rappresentano il fondamento dello Statuto FIT (attenzione, questo passaggio è cruciale, ndr)
3) Annullare il provvedimento, perché un'altra interpretazione della legge 8 / 2018 non escluderebbe dalla candidabilità chi aveva ricoperto cariche elettive anche prima della sua entrata in vigore.

Il caso è stato discusso il 27 aprile 2021 ed è stato rigettato. La sentenza è stata depositata il 5 agosto, e in 13 pagine conferma quanto espresso da Alfredo Biagini, presidente della Corte Federale di Appello. Nel suo pronunciamento, il presidente Massimo Zaccheo ha poi sottolineato che l'accoglimento del ricorso avrebbe vanificato lo scopo della legge per un lasso di tempo indefinito. Vero: interpretando la norma a favore di Pellegrino, avrebbero potuto candidarsi (e chissà per quanto) migliaia di ex dirigenti senza più i requisiti richiesti.
Neanche la Cassazione dello Sport è bastata a far desistere il dirigente toscano, già presidente del Circolo Tennis Livorno: il Fatto Quotidiano informa che è stato presentato un ulteriore ricorso al TAR. Si ipotizza che non abbia chance di essere accolto, ma che sarebbe un tentativo funzionale a ben altri obiettivi. Riportiamo testualmente: “Ai giudici amministrativi viene chiesto di sollevare la questione di costituzionalità sul limite dei mandati. Il classico cavallo di Troia dove si nasconde l'interesse di mezzo sport italiano. Il vero traguardo è arrivare alla Consulta, dove i presidenti federali sono convinti di trovare ascolto dall'orecchio amico di Amato. Obiettivo: legge incostituzionale e poltrona salva”.

Il punto debole della legge? Una norma di Stato va a toccare enti di diritto privato. Che però ricevono soldi pubblici...

Sabatino Aracu guida la Federazione Italia Sport Rotellistici dal 1993. Sarebbe tra i principali beneficiari di un'eventuale dichiarazione di incostituzionalità della legge 8 / 2018

Giuliano Amato è stato testimonial della campagna abbonamenti al Circolo del Foro Italico per gli Over 65

Giuliano Amato è uno dei politici più importanti e longevi della Repubblica Italiana. Classe 1938, è ricordato per essere stato Presidente del Consiglio subito dopo il terremoto di Tangentopoli. A maggio compirà 84 anni, ma lo scorso 29 gennaio è stato eletto Presidente della Corte Costituzionale, ovvero l'organo che potrebbe decretare l'incostituzionalità della legge. Amato è anche un grande appassionato di tennis, al punto da riservare spesso una risposta ironica a chi gli domandava le sue ambizioni politiche, pensando a una possibile candidatura a Presidente della Repubblica. “Presidente sì, ma del Tennis Club Orbetello”. Un amore talmente grande che nel 2013 lo portò a spendersi in prima persona con Giuseppe Mussari, numero uno del Monte dei Paschi di Siena, per salvare l'ATP Challenger di Orbetello, che quell'anno avrebbe vissuto la sua ultima edizione. I contenuti di quelle conversazioni (che – va sottolineato – non configuravano alcun tipo di reato) furono oggetto di intercettazioni e poi rese pubbliche.
Come sempre, ci atteniamo ai fatti: la questione dei mandati dei dirigenti sportivi, che toccherebbe in prima persona Angelo Binaghi e diversi suoi colleghi, ha nella Corte Costituzionale la sua ultima speranza di essere modificata.

Per arrivare alla Consulta, almeno secondo la ricostruzione del Fatto Quotidiano, è stato intrapreso un iter di giustizia sportiva da un dirigente del tennis, 76enne, per una carica di secondo (forse terzo...) piano. Un iter in cui – in tutti i gradi di giudizio – la FIT, il Comitato Regionale Toscana e il suo presidente (Alberto Bandini) non si sono costituiti parte civile. Un iter che, se dovesse superare lo scoglio del TAR, potrebbe finire in mano alla Corte Costituzionale, da qualche settimana presieduta da un uomo di grande prestigio e con una passione viscerale... per il tennis. D'altra parte, se digitate su Google le parole “Giuliano Amato tennis” compaiono ben 716.000 risultati. Qualora la legge dovesse essere ritenuta incostituzionale e la presidenza delle federazioni sportive restare senza limiti di durata, gli scenari in vista del 2024 potrebbero cambiare. Nel sottobosco della politica federale si sussurra di movimenti già in essere tra i fedelissimi di Binaghi per ottenere lo status di candidato di continuità, anche se le stesse voci di corridoio narrano di una possibile candidatura di rottura. Se dovesse arrivare l'aiuto di Giuliano Amato, sarebbe ipotizzabile che l'ingegnere sardo (classe 1960) possa candidarsi e continuare a guidare il tennis italiano. A tempo indeterminato.