Si è dimesso l'uomo più potente del tennis americano

ATTUALITÀ

9 dicembre 2021

Riccardo Bisti

Dopo appena due anni, Michael Dowse lascia l'incarico di amministratore delegato USTA. Chi lo aveva preceduto era rimasto in carica per 12 anni. “Lascio per motivi personali, voglio una vita più equilibrata”. Ha dovuto fronteggiare la pandemia, tagliando i costi ma ottenendo un buon incremento dei praticanti.

Nonostante la crisi al vertice, almeno nel settore maschile, la USTA rimane la federazione tennistica più ricca. Gli introiti dello Us Open garantiscono uno status economico impressionante. La particolarità della federtennis americana è che il ruolo di presidente è soprattutto di rappresentanza (infatti si rinnova automaticamente dopo due anni, l'unica a resistere per due mandati fu Katrina Adams), mentre chi conta davvero è l'amministratore delegato. Per questo, sorprende la notizia che Michael Dowse lascerà l'incarico dopo appena due anni. Il 55enne dell'Arizona ha colto tutti in contropiede, affermando che abbandonerà la USTA il prossimo marzo. Il suo predecessore (Gordon Smith) era rimasto in carica per dodici anni.

Dowse era stato presidente di Wilson prima di essere assunto dalla USTA. All'origine della scelta ci sono ragioni personali: “Dopo 15 anni in cui sono stato presidente e/o amministratore delegato, vorrei avere un maggiore equilibrio nella mia vita e vorrei passare al ruolo di consigliere, consulente o anche membro del consiglio d'amministrazione di un'azienda sportiva. Lascio la USTA in buona posizione e in ottime mani”. Non ha potuto incidere come avrebbe voluto, anche perché ha dovuto fronteggiare l'inatteso scenario della pandemia. Quando fu scelto, a fine 2019, gli avevano assegnato un paio di obiettivi: aumentare il numero di praticanti e riaccendere la comunità tennistica, oltre a ridurre i costi.

Michael Dowse durante la premiazione dell'ultimo Us Open femminile. Il suo mandato era scattato ufficialmente il 1 gennaio 2020

In questo senso ha effettuato parecchi tagli, settore tecnico compreso. Poi è arrivato il COVID e c'è stato il rischio che saltasse lo Us Open, principale fonte d'entrate dell'associazione. Per mesi non si è saputo se lo avrebbero organizzato, poi sono riusciti a farlo giocare a porte chiuse, preservando gli incassi da sponsor e diritti TV. Nei fatti, hanno rinunciato alla sola biglietteria. L'hanno ritrovata quest'anno, garantendo l'accesso al 100% degli spettatori. “Voglia ringraziare Mike per il suo profondo impegno e la fermezza dimostrata in un periodo molto complicato” ha detto Michael J. McNulty, presidente del Consiglio d'Amministrazione USTA. Paradossalmente, il 2020 è stato un anno positivo per il rilancio del tennis.

Potendosi giocare all'aperto e favorendo il distanziamento sociale, ha attirato diversi praticanti. C'è stata una crescita del 22,4% rispetto all'anno precedente, fino a raggiungere 21,6 milioni di praticanti. Il prossimo compito della USTA sarà quello di mantenerli senza perdere l'inerzia positiva. Sarà compito del suo successore. Nel 2019, l'altro candidato al ruolo fu Lewis Sherr, senza dimenticare Todd Martin (oggi alla Hall of Fame) e Stacey Allaster, poi dirottata sullo Us Open. Per questo, Sherr potrebbe essere un nome forte: il rinnovamento dello Us Open è ormai completato, dunque la USTA punta a concentrarsi sull'attività di base. Per questo, potrebbe nominare qualcuno già interno del consiglio d'amministrazione.

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