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L'INTERVISTA

“Il più grande di sempre non esiste. Semmai ci sarà... il MAOAT”

A colloquio con Paul Annacone, uno dei coach più noti in circolazione. Già al fianco di Sampras e Federer, è convinto che non si possa parlare del tennista più forte di sempre. “Semmai, si potrà celebrare il più vincente di tutti. Ma Sampras diceva che...”

Federico Ferrero
23 ottobre 2020

Paul Annacone, 57 anni, ex numero 12 del mondo in singolare e 3 in doppio. Coach storico di Pete Sampras, poi di Tim Henman e guida tecnica di Roger Federer dal 2010 per tre anni. Ha allenato Sloane Stephens, Stan Wawrinka, ora è nel team di Taylor Fritz.

Rafa Nadal ha appena vinto il suo ventesimo Slam e ha raggiunto Roger Federer. Quando si parla di GOAT (Greatest of all time, il più grande di tutti) il discorso sembra esaurirsi nella conta, nuda e cruda, degli Slam. Quindi, fino alla scorsa domenica, Roger era davanti; ora, sono in due a pari merito. Secondo lei è un pensiero corretto?
«Personalmente non credo al concetto di “più grande di tutti i tempi”. Penso si possa dibattere, semmai, del “più vincente”, chi ha ottenuto di più in carriera. E per farlo si possono considerare sì, gli Slam vinti, le settimane trascorse in vetta al ranking, il numero di tornei Masters 1000, le Coppe Davis...»

Quando Nadal ha vinto il suo 13esimo Roland Garros, si sono sentiti due tipi di osservazioni. La prima è che nessuno mai ha dominato uno Slam come Rafa ha fatto con Parigi. L’altra è che, avendo vinto 13 Slam su 20 nello stesso posto, quel record mostruoso sia anche, in prospettiva del GOAT, un minus perché la sua collezione è molto sbilanciata su un solo torneo.
«Capisco il concetto, ma il solo considerare che aver vinto per 13 volte uno Slam possa essere in qualche modo un difetto è una follia. Anzi, credo possa essere considerata l’impresa più grande nella storia dello sport. Ecco, su questo si potrebbe anche ragionare: è un traguardo che non riesco neanche a pensare possa essere battuto».

"Pete Sampras mi disse che il suo successo più grande non erano stati i 14 Slam, o i 7 Wimbledon ma i 6 anni di fila come numero uno al mondo di fine anno. Sosteneva che riuscirci per tante stagioni consecutive era stato durissimo, anche perché di posti in vetta ce n’è uno solo mentre, di Major, se ne giocano quattro all’anno" 
Paul Annacone
Paul Annacone spiega come tirare un dritto molto incisivo

Però lo stesso Rafa Nadal parla di Slam e non di altro, se deve misurare la sua carriera con quelle di Federer e Djokovic. E gli appassionati pure: contano quei tornei, punto e stop. E ora sono 20 pari, con Djokovic a 17.
«Lo so. Sicuramente la maggior parte delle persone tende a considerare le vittorie Slam come il metro più importante, e pure i giocatori stessi. Io, però, non ne sono sicuro: per esempio, una volta Pete Sampras mi disse che il suo successo più grande non erano stati i 14 Slam, o i 7 Wimbledon ma i 6 anni di fila come numero uno al mondo di fine anno. Sosteneva che riuscirci per tante stagioni consecutive era stato durissimo, anche perché di posti in vetta ce n’è uno solo mentre, di Major, se ne giocano quattro all’anno. Difatti, quell’impresa gli tolse molte energie agonistiche. Credo che il suo punto di vista fosse interessante».

Quindi non esiste un più grande in senso assoluto?
«No. Credo che i più grandi tennisti di ogni èra abbiano giocato uno sport differente: nuove tecnologie, nuovi metodi di allenamento, tornei e avversari diversi. Anche superfici differenti, che sono cambiate negli stessi Slam. Per me, è come mischiare le mele con le pere. Tra l’altro, sono convinto che i più forti si sarebbero adattati sempre, nel passato come nel presente».

Paul Annacone ha lavorato per tre anni con Roger Federer
Da qualche tempo, Paul Annacone lavora con Taylor Fritz

In effetti il tennis ha cambiato faccia più volte. Boris Becker ha detto che, se avesse giocato negli anni in cui tre Slam su quattro di disputavano sull’erba, ne avrebbe vinti molti di più. E che in Australia molti o non ci andavano, o lo consideravano uno Slam di seconda categoria.
«Ha ragione. Ed è il motivo per cui non credo alla storia del “più grande di tutti i tempi”. Lei ha citato Becker ma Sampras, per esempio: quanti Australian e Us Open avrebbe vinto sull’erba? E Borg quanti Roland Garros, se non avesse smesso di giocare a 26 anni? Ci sono troppe variabili. Che vanno bene per ragionarci su, e confrontare le opinioni. È anche stimolante farlo: secondo me, tra l’altro, non c’è un parere giusto e uno sbagliato. Sono tutti spunti validi».

Allora si possono tentare paragoni relativi e non assoluti. Posto che Roger, a parere di chi le parla, è quello che gioca a tennis meglio di tutti, Nadal lo ha battuto spesso e anche a casa sua, a Wimbledon, mentre non è successo l’opposto a Parigi. Nadal, per conto suo, ha una falla: nei tornei indoor ha vinto pochissimo, rispetto agli altri due, e non ha mai conquistato un Master. Federer ha iniziato a vincere Slam nel 2003, quando gli altri due erano troppo giovani per competere, mentre Djokovic si è dovuto sudare tutti i suoi titoli contro la peggior concorrenza di tutti i tempi.
«Tutte cose giuste. Ma ci sono aspetti più e meno importanti, ed è giusto metterli in ordine di peso. Nadal, è vero, indoor non ha avuto grandi successi. Ma sulle altre superfici che non fossero la terra, nel tempo, si è adattato incredibilmente bene. Federer ha faticato contro Rafa, soprattutto sulla terra: ma senza Nadal in circolazione, quanti Roland Garros di fila avrebbe vinto? E Djokovic: dal 2010, numeri alla mano, è il giocatore che ha i parametri migliori, tra tutti e tre. Insomma: il GOAT, per me, non c’è. Semmai ci sarà un MAOAT: il most accomplished of all times».