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WIMBLEDON

Mammina volante

Quattordici anni fa, Tatjana Maria rischiava di morire per un'embolia polmonare. Nel 2020 ha perso un bambino durante la gravidanza. Oggi ha due figlie ed è nei quarti a Wimbledon grazie a una tenacia fuori dal comune e un'intuizione tecnica del marito-coach. E nei quarti sfiderà una sua compagna in Bundesliga...

Riccardo Bisti
4 luglio 2022

“A qualcuno piace fare bungee jumping, a me piace giocare a tennis dopo aver fatto figli”. La battuta sintetizza lo stato d'animo di Tatjana Maria. A oltre vent'anni dall'esordio nel circuito professionistico, e 963 partite dopo, sta giocando il torneo della vita nel luogo più bello, affascinante, prestigioso. In 34 partecipazioni Slam non aveva mai raggiunto la seconda settimana: non solo ce l'ha fatta, ma si è concessa un passo in più. Battendo Jelena Ostapenko (5-7 7-5 7-5) al termine di una battaglia giocata ad handicap, ha centrato i quarti di finale. E ci sarà un inatteso derby tedesco contro Jule Niemeier. “Almeno abbiamo la certezza di avere una tedesca in semifinale – dice lei – non la conosco troppo bene, e pensare che giochiamo nello stesso team in Bundesliga. L'ho vista giocare solo da lontano”. Vero: tesserate per il Tennisclub Bredeney di Essen, lo scorso 29 maggio erano entrambe presenti nel successo contro il TC 1899 BW Berlino. Fa quasi sorridere, pensando che meno di 40 giorni dopo si troveranno una contro l'altra per un posto in semifinale a Wimbledon. Ma se la Niemeier è in grande ascesa – e ci sarà modo di parlare di lei – per la Maria è il torneo della vita. Non solo per i risultati, ma per una vita avventurosa e densa di sofferenze. Come quando ha rischiato di morire per un'embolia non diagnosticata, o per il bambino perso soltanto due anni fa. Eppure Tatjana (nata Malek, oggi gioca con il cognome del marito-coach, Charles Edouard Maria) non ha mai perso il sorriso e la convinzione di poter fare qualcosa di grande.

“Ho sempre avuto la convinzione di farcela – racconta – se non ci avessi creduto, non l'avrei fatto”. Il tutto nonostante abbia fatto una scelta molto impegnativa: portarsi marito e figlie a ogni torneo. I Maria sono una famiglia viaggiante, un unicum nel circuito WTA. Oltre ai Tatjana e Charles Edouard ci sono Charlotte (8 anni e mezzo, baby tennista) e Cecilia, nata il 2 aprile 2021. Riescono a incastrare mille impegni con il solo aiuto della madre di lui. Ma ogni ruolo funziona alla perfezione: coniugi, genitori, giocatrice e coach. E non c'è intervista in cui Tatjana non ringrazi il marito per averla tirata fuori da una crisi personale da cui non riusciva a uscire. Era il 2012 e non aveva ancora metabolizzato la perdita di papà Heinrich, ex giocatore di pallamano di origine polacca. Era sempre con lei, le era stato accanto nei momenti più duri. Si è spento per un tumore nel dicembre 2008 e lei ebbe una reazione nervosa: giocò bene nel 2009, poi realizzò e perse contatto con il tennis, con la vita, con tutto. Poi nel 2012 le presentarono Maria, ex top-400 ATP. Doveva darle una mano come sparring, prepararla per lo Us Open. È finita che meno di un anno dopo si sono sposati, quando lei era già incinta di Charlotte. “Mi ha tirato fuori da un buco quando non sapevo come uscirne da sola”.

«Quando mio marito mi ha chiesto di passare al rovescio a una mano ho accettato, pensando che se fosse andata male avrei comunque avuto lo slice» 
Tatjana Maria
ASICS ROMA

Tatjana Maria racconta la sua particolare vita nel tour. "Io e la mia famiglia siamo sempre insieme"

Un amore totale, che l'ha portata a fidarsi di lui al 100% anche per questioni meno importanti. Il tennis, per esempio. Mentre era incinta lui le propose di cambiare il rovescio, passando dalla soluzione bimane a quella classica, a una mano. “In effetti giocavo spesso lo slice, non avevo piena fiducia nel colpo a due mani. Quando me lo ha chiesto ho accettato, pensando che se fosse andata male avrei comunque avuto lo slice. Invece ha fatto un grande lavoro e mi sento come se non avessi mai fatto niente di diverso, come se giocassi questo colpo da tutta la vita”. Con lui – e con Charlotte – è nata una giocatrice tutta nuova, che nel 2017 si è portata tra le top-50 e l'anno dopo ha vinto il suo primo titolo WTA, sull'erba (guarda un po'...) di Maiorca. Ma non aveva mai nascosto di volere una famiglia numerosa. Nell'aprile del 2020 annunciò via social di essere incinta, ebbra di gioia. Per questo, molti si stupirono quando la videro in tabellone allo Us Open. I post erano scomparsi, poi fu Barbara Rittner a confermare che aveva perso il bambino nella fase iniziale della gravidanza. Non deve essere facile sopportare un dolore così intimo e profondo, ma stavolta Tatjana non era da sola. Non si è persa d'animo ed è rimasta nuovamente incinta.

Stavolta è andato tutto bene e il 2 aprile 2021 è nata Cecilia. Tempo tre mesi e mezzo ed era di nuovo nel circuito, ma nessuno immaginava di vederla così competitiva a 34 anni. Invece lo scorso aprile ha vinto il suo secondo titolo in carriera, a Bogotà. Il tutto mentre continua a fare la mamma. Non è l'unica, per carità: Victoria Azarenka e Serena Williams sono solo gli ultimi esempi, ma hanno uno staff a curare ogni aspetto della propria vita. I Maria, al contrario, fanno tutto da soli. Una famiglia fai-da-te, che però trae forza dalla particolarità delle loro scelte. “Per fortuna i tornei del Grande Slam mettono a disposizione un asilo nido. Il problema è che sono solo quattro all'anno” dice la Maria, insoddisfatta di come la WTA (non) tratta le tenniste-mamme. Non accetta che non esistano regole specifiche per le giocatrici incinte, le quali possono usufruire del ranking protetto proprio come quelle infortunate. Nulla di più. A Wimbledon, la struttura per i bambini è proprio accanto ai campi di allenamento di Aorangi Park e la super-mamma di Bad Salgau (ma residente a Palm Beach, negli Stati Uniti) porta Charlotte nei campi indoor alle 8.30 del mattino, si allena con lei e poi la lascia a chi di dovere per andare a preparare i suoi match. Per molti sarebbe impensabile, per lei è banale routine.

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Nelle precedenti 34 partecipazioni Slam, Tatjana Maria aveva raggiunto soltanto un terzo turno

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La Maria Family in posa a Wimbledon

Una serenità che è diventata una fiaba agonistica: al secondo turno ha rimontato due break di svantaggio nel terzo set contro Sorana Cirstea (6-3 1-6 7-5), al terzo ha battuto Maria Sakkari (quinto successo in carriera contro una top-10, primo dopo tre anni), e anche negli ottavi è uscita per un pelo dalle sabbie mobili: la Ostapenko era avanti 7-5 4-1. La tedesca ha anche annullato due matchpoint sul 4-5 e 15-40 nel secondo, il primo con un dritto vincente, il secondo con una risposta lunga della lèttone. È stata anche fortunata: nella palla break sul 5-5 al terzo, una sua risposta era effettivamente fuori. La Ostapenko non aveva più challenge, così ha perso il punto, la testa e la partita. Al contrario, la Maria possiede una virtù che altre non hanno: la serenità. Lo ripete spesso, quasi ossessivamente: “Ci sono cose più importanti di una partita di tennis”. Ubi maior, minor cessat, dicevano i latini. Se va male in campo, sa che ad aspettarla c'è l'amore del marito e delle figlie. Una consapevolezza che la porta a giocare ancora meglio. Non è troppo potente, non ha la mano troppo educata, però sa stare sul campo, è intelligente e trasmette una viva serenità. Quella serenità che le ha permesso di ottenere un risultato storico, bellissimo, inimmaginabile. È la più anziana dell'Era Open a raggiungere per la prima volta i quarti a Wimbledon, ed è l'unica pluri-mamma ad andare così avanti nel 21esimo secolo.

E pensare che aveva rischiato di morire – e non è un'esagerazione – quando aveva appena 20 anni. Nell'autunno del 2007 si era strappata un legamento. Un banale infortunio a una gamba, che però causò una trombosi mai diagnosticata. Così ha continuato a giocare per qualche mese, fino a quando arrivò sull'orlo del collasso durante il match contro Shuai Peng a Indian Wells 2008. Finì la partita, ma papà Heinrich fu categorico: “Corriamo subito in ospedale”. I medici riscontrarono un pericoloso blocco dei vasi sanguigni. Un coagulo di sangue si era spostato dal polpaccio e aveva causato un'embolia polmonare. Sono intervenuti immediatamente, impedendo che l'improvviso sovraccarico del cuore portasse all'arresto cardiaco. L'hanno tenuta in ospedale per una settimana, poi è rimasta ferma per oltre sei mesi. È rientrata, poi ha vissuto il dramma della perdita del padre. Perso lui, non ha più avuto una guida sicura. Raramente si portava il coach ai tornei, preferendo i fratelli o mamma Birgit. Probabilmente sarebbe rimasta una giocatrice di secondo piano, poi nella sua vita è arrivato Charles Edouard Maria. L'ha presa per mano e le ha dato tutto quello che le mancava, anche se – forse – un quarto a Wimbledon non era più nei programmi. E invece.