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MASTERS 1000 CINCINNATI

La doppia missione di Borna Coric

Il tennis ha ritrovato un grande giocatore. Borna Coric ha dato concretezza al successo contro Nadal, battendo Bautista e assicurandosi il ritorno tra i top-100. Non gioca più per se stesso, poiché ad aprile ha perso l'amato ex coach Kristijan Schneider. A New York giocherà il suo Slam preferito, laddove dovrebbe mancare l'unico big che non ha mai battuto.

Riccardo Bisti
18 agosto 2022

Titolarono più o meno così: “Assomiglio a Novak Djokovic”. All'epoca, Borna Coric aveva 18 anni e aveva semplicemente risposto a una domanda. In piena epoca Fab Four, gli chiesero a chi dei quattro assomigliasse di più. Non ebbe dubbi nel rispondere, ma le sue parole furono travisate. Otto anni dopo, quel qui pro quo semantico può tornare utile. Data la probabile assenza di Djokovic a New York, potrebbe essere lui – un po' a sorpresa – a farne le veci. Già, perché di Borna Coric si erano perse le tracce. Era arrivato a ridosso dei top-10 e si stava costruendo una robusta carriera da immediato rincalzo ai migliori, quando la spalla destra ha preso a dargli fastidio. Prime avvisaglie nel 2018, dolore diventato insopportabile a fine 2020. Ultima partita nel marzo 2021, scelta di operarsi il 18 maggio presso l'Istituto di Medicina di New York. Non pensava, il croato di Zagabria, che l'assenza sarebbe diventata un calvario. In un tennis che dimentica in fretta e non aspetta nessuno, era sparito dai radar. La riabilitazione alla spalla è stata lunga e complessa. “Non dico che abbia avuto paura di smettere, ma fino a dicembre la situazione era complessa, non sapevo bene cosa fare” ha detto alla vigilia del rientro, avvenuto lo scorso marzo a Indian Wells.

Uscito dai top-100 e poi addirittura dai 200, ha potuto giocare nel circuito maggiore grazie a un mix tra wild card e classfica protetta. Per mesi non è stato sostenuto dai risultati, al punto da concedersi un viaggio nel circuito Challenger, che non frequentava dal 2015. Ne ha vinto uno (a Parma), poi ha ripreso a raccogliere qualcosa fino alla settimana-svolta a Cincinnati. “Fosse per me, giocherei soltanto le grandi partite nei grandi stadi” ebbe a dire l'uomo che nel 2018 ha dato un contributo decisivo al trionfo della Croazia in Coppa Davis. La sua rinascita non è una buona notizia proprio in ottica Davis, visto che è stato convocato per il girone di Bologna contro l'Italia, in cui spalleggerà Marin Cilic. Oggi Borna è rinato, reso ancora più forte dal dolore insopportabile per la scomparsa dell'ex coach Kristijan Schneider, con il quale aveva vissuto gli anni migliori. Si è spento lo scorso aprile, a 41 anni, sconfitto da un tumore. “Sono stato fortunato ad averti nella mia vita” aveva scritto Coric dopo la sua morte. Adesso si fa accompagnare da Mate Delic e, piano piano, è tornato ad essere se stesso.

«Non dico che abbia avuto paura di smettere, ma fino a dicembre la situazione era complessa, non sapevo bene cosa fare» 
Borna Coric
ASICS ROMA

La terza vittoria contro Nadal ha restituito Borna Coric al grande tennis. Meno di 24 ore dopo, ha superato anche Roberto Bautista

“È una follia” ha detto mercoledì notte, dopo il successo contro Rafael Nadal. Stato d'animo comprensibile, ma in realtà non c'è nulla di folle. Perché il croato è bravissimo nel vincere le partite. Vanta ben dieci vittorie contro i top-5 ATP, statistica eccezionale per un giocatore del suo livello. Per batterne uno, Jannik Sinner ha dovuto attendere il quattordicesimo tentativo. I due avrebbero potuto affrontarsi nei quarti del Western & Southern Open, invece Sinner si è fatto sorprendere da Felix Auger Aliassime. Una sconfitta doppiamente dolorosa: in primis per le modalità, perché ha dominato fino al 6-2 4-2 e palla del 5-2 (lì ha commesso un doppio fallo). L'altoatesino ha avuto due matchpoint sul 6-5 del secondo: ha colpe sul primo, in cui ha scaraventato in rete un dritto non difficile. A quel punto ha perso undici dei successivi dodici punti, salvo poi crollare nel terzo, fino al 2-6 7-6 6-1 finale. In secundis, è una sconfitta dolorisissima in chiave ATP Finals. Tra Montreal e Cincinnati, l'altoatesino ha raccolto appena 180 punti e in Ohio ha perso contro un diretto concorrente. Adesso Berrettini e Sinner sono rispettivamente quattordicesimo e quindicesimo nella Race to Turin, superati da Cameron Norrie. La rincorsa non è impossibile, ma è necessario un risultato clamoroso allo Us Open.

Non ha penseri di questo tipo Coric, che le ATP Finals le ha annusate da riserva nel 2018, suo anno migliore, in cui ha raggiunto la finale al Masters 1000 di Shanghai. Il suo problema è stare bene: come accade alle vittime di gravi infortuni, l'esperienza ne ha cambiato mentalità e prospettive. Per cinque anni è andato avanti ad antidolorifici, adesso ha cambiato routine. E sarà così per sempre. “Dovrò preoccuparmi della mia spalla per il resto della mia carriera” racconta Coric, che svolge 30-40 minuti di esercizi di prevenzione nelle settimane dei tornei. Diventano 60-90 durante la preparazione. “Ma non lo vivo come un grande sacrificio, è necessario per fare quello che amo. In passato arrivavo nella sede del torneo un'ora prima dell'allenamento, adesso arrivo un'ora e mezzo prima”. Talento precoce, ha ancora la carta d'identità dalla sua parte: compirà 26 anni il prossimo 14 novembre, dunque è più giovane di qualche mese rispetto a Matteo Berrettini, con il quale condivide il manager Ivan Ljubicic. Ma a differenza di Ljubo ha avuto la fortuna di non vivere la Guerra dei Balcani e la necessità di scappare. Anzi, viene da una famiglia di medio-alta borghesia: papà Damir fa l'avvocato, mamma Zeljka è un'impiegata. Hanno intercettato rapidamente il suo talento e, in effetti, i risultati sono arrivati.

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Borna Coric è stato numero 1 del mondo tra gli Under 18

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"Fosse per me, giocherei soltanto grandi partite contro grandi avversari"

Nel 2013 ha vinto la prova junior dello Us Open, lo stesso Slam in cui ha colto il miglior risultato anche tra i grandi: nel 2020 si è spinto fino ai quarti, vincendo una folle partita contro Stefanos Tsitsipas (con 6 matchpoint annullati) prima di arrendersi ad Alexander Zverev, che si prese la rivincita dopo la sconfitta del 2017. Non è così sorprendente, dunque, che la rinascita di Coric arrivi sul cemento americano. È la sua superficie preferita, la stessa di Novak Djokovic. L'unico big che non è ancora riuscito a battere e che dovrebbe mancare all'imminente Us Open, lasciando spazio a mille soluzioni. Non che Coric sia improvvisamente tra i candidati per il successo, ma intanto ha dato concretezza al successo contro Nadal lasciando appena cinque game a Roberto Bautista Agut. Come se avesse ritrovato, all'improvviso, il suo posto tra i grandi. In fondo, la tenacia non gli è mai mancata. Alla vigilia della finale di Davis 2018, la stampa francese scrisse che è dotato di “talento pazzesco e mente d'acciaio”. Si può discutere sul primo – almeno quello strettamente tecnico – ma non c'è dubbio che abbia qualcosa di speciale sul piano mentale.

Quando gli capita l'occasione di vincere, semplicemente, vince. Lo ha fatto tre volte contro Nadal, due contro Federer, altrettante con Murray. Ed è un grande incassatore, un po' come i pugili vecchia maniera. Non a caso è un grande appassionato di boxe ed è cresciuto nel mito di Mike Tyson, che ha potuto conoscere nel 2016. Chissà che non possa ritrovarlo a New York, visto che la figlia del mitico pugile è una baby tennista, sempre più inserita nell'ambiente grazie ai buoni uffici del padre. E poi c'è quella suggestione della somiglianza a Djokovic, l'unico big che Borna non è mai riuscito a sconfiggere. Intanto è già certo di rientrare tra i top-100, e la sua avventura a Cincinnati non è ancora finita. Contro Felix Auger-Aliassime è 1-1 negli scontri diretti, anche se ha perso l'unico sul cemento (Miami 2019, nei quarti). Poca roba, per uno come lui. “Non ho mai amato troppo viaggiare, ma l'adrenalina prima di una partita mi è mancata moltissimo”. Stanotte la riassaporerà ancora una volta, e pazienza se l'hanno collocato sul Grandstand. Borna è tornato per davvero e gioca anche per coach Kiki Schneider. Una forza in più, che arriva dall'alto.