The Club: Bola Padel Roma
IL CASO

I tennisti russi e l'accusa di essere “agenti stranieri”

Il presidente del Comitato Olimpico Russo attacca i tennisti. Vivendo e prendendo soldi all'estero, sarebbero paragonabili a coloro che fanno attività politica. La loro partecipazione a Parigi 2024 come atleti neutrali sarebbe un gesto molto grave. Ma sono arrivate repliche piuttosto piccate.

Riccardo Bisti
9 aprile 2024

L'argomento è quasi irrilevante se paragonato alla gravità della guerra russo-ucraina, in corso da oltre due anni. Ma lo sport fa parte della società, e le imminenti Olimpiadi di Parigi rischiano di diventare un elemento divisivo all'interno della società russa. Come è noto, il CIO ammetterà gli atleti che rispetteranno determinati requisiti, i quali parteciperanno come Individual Neutral Athletes (AIN). Oltre ad assenza di colori, bandiere e inni nazionali, gli AIN dovranno firmare la Carta Olimpica, compresa la clausola sulla missione pacifica del movimento olimpico. L'ITF ha già fatto sapere che sarà adottata una revisione del processo di selezione per gli atleti di nazionalità russa e bielorussa: doveroso, visto che entrambe le federazioni tennistiche sono sospese e dunque i loro atleti non possono partecipare a Coppa Davis e BJK Cup (condizione necessaria per l'eleggibilità). In sintesi, l'ITF invierà al CIO una lista di nomi che sarà valutata da un'apposita commissione, denominata AIN Eligibility Review Panel.

Tutto (più o meno) lineare, non fosse che in Russia c'è una forte spaccatura interna, alimentata dalle recenti parole di Stanislav Pozdnyakov, presidente del Comitato Olimpico Russo (ed ex schermidore di livello mondiale). “Attualmente, nel nostro spazio pubblico si è svolta una discussione riguardo alla presenza dei nostri tennisti ai Giochi Olimpici – ha scritto – condivido la posizione di Irina Viner, ma sono sono d'accordo quando parla di squadra di senzatetto, ovvero atleti che trascorrono all'estero buona parte del loro tempo, guadagnano all'estero, affermano di giocare per se stessI e condannano le politiche del loro Paese del Distretto Militare Centrale. Quindi, dal mio punto di vista, sarebbe più corretto dire squadra di agenti stranieri. Rispetto quello che hanno fatto sul campo, ma dal punto di vista umano e civile i nostri approcci alla situazione attuale sono diametralmente opposti”. La legge russa che definisce lo status di agente straniero è oggetto di un forte dibattito internazionale, ed è già stata condannata da una sentenza della Corte Europea, secondo cui è contraria ai diritti dell'uomo. In sintesi, è considerato agente straniero chiunque (secondo le autorità) svolga attività politica con il sostegno estero, o comunque sia soggetto a influenza straniera. Secondo le ultime stime, la lista sarebbe composta da 674 persone e organizzazioni “indesiderate”.

Prima di Tokyo 2021, Stanislav Pozdnyakov aveva proposto l'utilizzo di un inno "alternativo" per gli atleti russi

Il protocollo olimpico degli ucraini

Il Comitato Olimpico Ucraino sta preparando un protocollo di condotta per i propri atleti a Parigi 2024. Il presidente Vadim Gutzeit ha fatto sapere che sarà "consigliato" non congratularsi con i russi, non posare per foto comuni, non rilasciare interviste congiunte e non stringere la mano. A suo dire, il protocollo avrà l'approvazione delle varie federazioni sportive per evitare casi come quello della sciabolatrice Olga Kharlan, squalificata per non aver stretto la mano alla sua avversaia russa ai mondiali di scherma.

Dette dal presidente del Comitato Olimpico, tali parole hanno un enorme peso specifico e – potenzialmente – potrebbero mettere a rischio la partecipazione di Medvedev e company ai Giochi di Parigi. Qualcuno potrebbe domandarsi perché partecipare al torneo se questo può avere delle conseguenze in patria (sebbene quasi tutti i top-players russi risiedano all'estero). Le opinioni di Pozdnyakov, tuttavia, sono state ridimensionate da altri esponenti della vita pubblica, tra cui il Ministro dello Sport Oleg Matytsin. “Siamo un'unica famiglia di sportivi. In questo momento difficile è necessario unire e trattare con rispetto coloro che, con il duro lavoro, hanno conquistato il diritto di competere alle Olimpiadi. Abbiamo una grande storia sportiva e dietro ogni risultato c'è un'enorme mole di lavoro con il contributo di allenatori, medici e specialisti, e quindi dell'intera industria sportiva. Dopotutto gli atleti non difenderanno solo il loro onore sportivo, ma anche quello del loro Paese, nonostante le decisioni discriminatorie del CIO. La comunità sportiva globale ci dedica grande attenzione, quindi è importante mostrarsi uniti e non fornire ragioni di divisione”.

Il tema è interessante, perché ogni atleta russo vivrà una sorta di dilemma etico. Da una parte – al netto dello status di “neutrale” - rappresenterà comunque il Paese, ma dall'altra un'eventuale partecipazione può essere considerata come un atto egoistico in tempi difficili per la Russia. Il dibattito va avanti da qualche giorno e ha coinvolto personaggi di vario genere. Per esempio Dmitry Svishchev, presidente del Comitato per la Cultura Fisica e lo Sport della Duma di Stato. “Lo status di agente straniero è chiaramente indicato nella nostra legislazione – ha detto – non ho informazioni sul fatto che i nostri tennisti rientrino nella categoria. E se anche Pozdnyakov abbia utilizzato il termine in senso figurato, gli atleti potrebbero offendersi perché la società ha sviluppato un certo atteggiamento nei confronti degli agenti stranieri. Diciamo che non è lo status più onorevole”.

A Tokyo 2021, Anastasia Pavlyuchenkova e Andrey Rublev hanno vinto la medaglia d'oro in doppio misto, rappresentando il Comitato Olimpico Russo

La nuova legge, approvata nel 2022, conferisce il marchio d'infamia ai cittadini impegnati in attività politiche o con benefit economici esteri. Per “attività politica” si intendono anche i post sui social media. Per questo, un paio d'anni fa fu fatta un'accusa simile nei confronti di Daria Kasatkina, che aveva aperto un gruppo Telegran in cui esprimeva opinioni in libertà. Non se ne è fatto nulla, e a oggi l'unico sportivo con questo status (e soggetto a forti restrizioni) è il famosissimo scacchista Garry Kasparov, che peraltro figura anche nella lista degli estremisti e dei terroristi. Il suo è un caso particolare, che non può certo essere esteso agli altri sportivi. In virtù di questo, la federazione tennistica russa è intervenuta a difesa dei propri atleti. “Alcune dichiarazioni hanno superato il limite, colpendo non solo gli interessi ma anche la dignità dei nostri atleti – hanno scritto in una nota – tanti appassionati seguono i nostri giocatori e sono orgogliosi dei loro successi. Consideriamo errate e sconsiderate le affermazioni che creano una spaccatura nella grande famiglia dello sport”. Va poi aggiunto che i leader del tennis russo rivestono cariche internazionali: il presidente Shamil Tarpischev è addirittura membro CIO, e ha sottolineato come le condizioni di ammissione a Parigi 2024 siano le stesse di Tokyo.

Anche allora, in effetti, i russi gareggiarono per il solo Comitato Olimpico perché era in corso una sanzione per il Doping di Stato scoperto qualche anno prima. Tarpischev ha poi sottolineato che ATP e WTA utilizzano il principio di sport fuori dalla politica, e in effetti erano stati friendly con i tennisti russi e bielorussi quando tolsero a Wimbledon i punti per la classifica mondiale per non averli ammessi all'edizione del 2022. Sulla politica interna, ha sottolineato come i tennisti non abbiano cambiato nazionalità a differenza di atleti di altre discipline. “Ognuno rappresenta la propria nazione e contro di loro non si può avanzare alcuna pretesa. Tutti sanno che sono russi, anche se gareggiano senza bandiera”. La sensazione è che la polemica si sgonfierà e che Medvedev, Kasatkina e company – se lo vorranno – potranno giocare il torneo olimpico, anche perché per alcuni potrebbe essere l'ultima chance. Al loro silenzio assordante sulla polemica interna, tra l'altro, si accompagnano scelte tecniche eloquenti: al Masters 1000 di Monte-Carlo, infatti, Daniil Medvedev ha fatto coppia con Roman Safiullin. Quale scopo può esserci, se non quello olimpico?