THE SPECIALS

Sabr: quattro lettere per rubare il tempo

Sneak Attack by Roger è come il cucchiaio di Totti, un colpo letteralmente inventato da Federer, un’opera pop con tiratura inevitabilmente limitata. Il segreto? Sottrarre il tempo. Tutto spiegato in un bellissimo libro, Colpi di scena di Matteo Renzoni

di Matteo Renzoni
8 agosto 2020

Non avevo mai pensato prima d’ora di paragonare Federer a un ladro gentiluomo. È stato direttamente Roger a fornirmi l’assist perfetto cominciando a commettere pubblicamente una magnifica sequenza di piccoli furti legalizzati. Sottraendo il tempo, senza scasso, a molti dei suoi avversari. Tutto questo attraverso l’invenzione di una modalità di risposta definita da lui stesso Sabr. Da scrivere, per essere corretti, mettendo un puntino tra una lettera e l’altra. Si tratta dell’acronimo di Sneak attack by Roger e significa letteralmente attacco furtivo di Federer, appunto. Sul campo si traduce in un chip and charge elevato all’ennesima potenza e giocato alla velocità di un pop up. È per questo che si palesa nei cervelli dei suoi avversari come un avvertimento lampeggiante: mai distrarsi quando dall’altra parte c’è il più forte di tutti.

Funziona così: RF si infila nell’attimo in cui il battitore lanciando la palla guarda verso il cielo, per avventarsi in avanti come un ballerino furioso che danza sui carboni ardenti. Una proiezione fatta di tre passi lunghi e due più brevi, di solito, che precedono l’impatto con la palla. Il resto lo fa quella mano d’ovatta che gli permette di colpire in demi-volée, durante un saltello, e mandare la risposta nel punto suggerito dal suo impeccabile radar. Ne viene fuori un colpo interlocutorio, cioè un approccio verso la rete, che toglie al duellante tutto il tempo e tutto lo spazio. 

Federer esegue la nuova risposta indifferentemente dalla parte destra e dalla parte sinistra, di dritto come di rovescio. Più spesso con il taglio dall’alto in basso, alle volte anche in semi topspin. La luce nella quale infila la palla è talmente limitata che spesso la Sabr stuzzica il net, appena appena, e conclude la corsetta – il tratto coperto è breve – pochi centimetri più in là della rete. Pizzicando il nastro bianco e le sicurezze del gicatore che lo sfida. L’invenzione, rimbalzata la prima volta nel 2015, non venne accolta con unanime serenità. Ancora oggi alcuni sostengono si tratti di insulto tecnico rivolto al servizio dell’avversario, McEnroe è di questo parere. Becker, addirittura, sollevò il tema del rispetto nei con- fronti dei colleghi. Tutte dichiarazioni comprensibili, ma c’è un passaggio che sfugge: gli scienziati accendono lampadine, non chiedono scusa. Illuminano il mondo, e vanno ringraziati.

Sneak attack by Roger significa attacco furtivo di Federer, un chip and charge elevato all’ennesima potenza e giocato alla velocità di un pop up. È per questo che si palesa nei cervelli dei suoi avversari come un avvertimento lampeggiante: mai distrarsi quando dall’altra parte c’è il più forte di tutti

Non sono uguali agli altri, nemmeno sul campo da tennis. Di Federer ce n’è uno, e la sua magnifica differenza giustifica pure i colpi al limite. Come la risposta provocatoria che, alle volte, rischia di essere scambiata per un piccolo oltraggio nei confronti di chi batte. In più a scagionarlo interviene un altro fatto: la totale purezza della sua intenzione. In Federer non esiste velleità canzonatoria ma esclusivamente voglia di divertirsi. Oltretutto, e qui interviene qualche nozione di elementare psicologia, dentro al colpo di scena di Roger c’è qualcosa di intimamente legato alle stagioni che scorrono. La necessità di rubare il tempo sorge quando si realizza di averne sempre meno a disposizione. Quando si invecchia, in sostanza. Seppur in termini sportivi. Ecco cosa fa Federer, allora: tenta di fregare a ogni occasione la clessidra antipatica che gli pende sulla testa, come qualcosa che prima o poi risulterà pure più forte di lui. È come se – Sabr dopo Sabr – colpisse per ricacciarlo in alto ogni granello della sabbia che segna lo scorrere dei giorni: ancora non è il momento di cadere.

Federer si infila nell’attimo in cui il battitore lanciando la palla guarda verso il cielo, per avventarsi in avanti come un ballerino furioso che danza sui carboni ardenti. Una proiezione fatta di tre passi lunghi e due più brevi, che precedono l’impatto con la palla. Il resto lo fa quella mano d’ovatta che gli permette di colpire in demi-volée

Nella sua testa, accorciando lo scambio, disinnesca il timer prendendolo a racchettate. Sostanzialmente, si può dire, ferma il tempo: come succede giocando a Taboo quando nel gruppo c’è qualcuno che bara. Roger i principi del gioco li riscrive, passando direttamente allo step successivo. Fregandosene anche della fisica, quando serve.

La Sabr nacque un giorno per caso durante un allenamento, non fosse stato per l’insistenza di Luthi – uno dei suoi coach – sarebbe rimasta lì. Andò così: uno svogliato Federer, perché capita pure a lui, voleva chiudere rapidamente e farsi una doccia. Per stringere i tempi cominciò a provare una serie di risposte al limite dell’impossibile. Una, due, tre. Tutte buone, dentro il campo. Quattro, cinque, sei. Tutte tra le righe in maniera rivoluzionaria. Dal cazzeggio stava nascendo una soluzione piena di potenzialità, altro che divertissement passeggero.

L’idea era talmente buona, e potenzialmente redditizia, che sarebbe stato un peccato non proporla in partita. Così, scintilla dopo scintilla, la nuova risposta ha finito per trotterellare sui palcoscenici più noti, mettendo tutti sull’attenti. Stuzzicando fin dalle prime apparizioni curiosità e spirito di emulazione: viene in mente Wawrinka, giusto per rimanere dentro ai confini della Svizzera. Visitato anche lui, chissà, da una giornata un po’ moscia di relativa ispirazione. E allora il punto è proprio questo: battere la noia. Impresa da aggiungere ai record di Federer. Gli è riuscito con un tocco magico di racchetta.

Federer si infila nell’attimo in cui il battitore lanciando la palla guarda verso il cielo, per avventarsi in avanti come un ballerino furioso che danza sui carboni ardenti. Una proiezione fatta di tre passi lunghi e due più brevi, che precedono l’impatto con la palla. Il resto lo fa quella mano d’ovatta che gli permette di colpire in demi-volée

La genesi di questo colpo di scena infila Roger all’interno di un mondo favolistico, dandogli le sembianze di un Diabolik in total white. Candido come il ladro di un tempo distante, che è roba degli altri. Che Roger fatalmente riesce a fare suo. Con quella risposta che è un lampo viaggiatore. Un tempo perfetto acchiappato da un riflesso fuori dal normale. Non hanno schema le Sabr: alcune diventano mini lob e concedono di guadagnare la rete con maggior serenità. Altre rovesciano il concetto palesandosi sotto forma di colpi a goccia giocati in risposta, colpendo la palla appena dopo il rimbalzo. Oppure c’è l’attacco furtivo che striscia: per questo oltre che sneak la risposta Federer può essere definita snake. E credo che in molti, magari per difetto di pronuncia, all’inizio abbiano creduto che si chiamasse proprio come un serpente dal quale fuggire. Pare che Roger, il racconto è suo, prima di rispondere in maniera furtiva – o strisciante – trovi anche il tempo di riflettere: «La faccio o no?» Ma sì. E poi la gioca sul serio. Perché il segreto, allargando il campo, è sempre lo stesso: fare il più possibile tutto ciò che diverte.

La Sabr mette Federer di buon umore perché gli allunga la carriera. E sia benedetta, allora. Poi magari Mister Wimbledon da qui al ritiro inventerà un altro colpo capace di rendergliela infinita. L’altro segreto della risposta Federer sta nella giusta misura, del colpo e dell’utilizzo. La gioca una volta ogni tanto, anzi ogni tantissimo. L’effetto sorpresa è fondamentale. Proprio come succede nel calcio quando il rigorista finge di tirare forte e poi colpisce un mini pallonetto scavando sotto il pallone. E allora Federer sta a Totti come la Sabr sta al cucchiaio. Anche con la rispostina, non solo con la palombella, si corre il rischio di fare brutta figura. Pensate al portiere che rimane fermo e traslate il ragionamento sul campo da tennis. Il rischio di essere capiti c’è, ma è tutto talmente bello che vale la pena provare. Sempre senza eccedere. È per questo che si tratta di un’opera pop con tiratura inevitabilmente limitata, riproducibile da Federer e pochi altri. Da esporre ma non in maniera permanente per evitare che possa perdere prima l’effetto sorpresa poi il fascino.

A ben guardare è l’unica sprovvista di un gemello tra i suoi figli. Giusto per il gusto di spiazzare anche tra cucina e camera da letto. Le ha dato un nickname corto che sembra il vezzeggiativo di un nome di donna. Se Panatta ha la sua Veronica, cosa vieta a Roger di avere la sua Sabrina? Probabilmente Mirka, la moglie. Ma sia chiaro: si tratta di amori platonici. A consumarsi, dietro queste soluzioni, sono giusto gli avversari. La risposta fregatura, se possibile, ha dato a Federer contorni ancora più luminosi, aggiungendo benzina pregiata nel serbatoio degli affezionati. In più, cosa fondamentale, ha consentito di racchiudere Federer nel capitolo dedicato, liberando spazio per i colpi di altri tennisti meritevoli. Senza Sabr, Roger sarebbe stato spalmato su tutto il libro: dalle pagine sul servizio a quelle su dritto, rovescio e volée. Ma pure tra le righe che raccontano smash e tweener. Perché ogni palla che esce dal quel braccio fa scena da matti. Non ci sarebbe stata questa raccolta, insomma, senza sneak attack. L’apparizione della risposta furbina, praticamente, ha dato modo di raccontare tante altre storie. Magari vicende di un tempo andato ma non perduto. Lo stesso tempo, per alcuni aspetti, che per Federer è ispirazione e dannazione, da prendere in contropiede come fossero due impostori. Esattamente come suggeriscono i versi di Kipling stampati all’ingresso del centrale di Wimbledon.

THE SPECIAL: Italia batte Federer

A cominciare dalla pianificazione della stagione, Roger sempre di più fa i conti con la necessità di risparmiare energie in modo da concentrarle sui campi a cui vuole più bene. Anche facendo riferimento al dogma dell’eleganza: eliminare qualcosa, sempre. Funziona nella scrittura e nella vita, lo diceva Coco Chanel. Così Roger toglie sempre un pezzo, a se stesso ma pure agli altri. Una porzione di tempo che inevitabilmente è anche spazio. Senza mai vantarsi di questa sua capacità. Sta adattando il suo tennis alla modernità muscolare: spedisce cartoline alla velocità di una mail. Usando la Sabr come scudo per respingere i laser (avete presente lo specchio-riflesso che fanno i bambini?) all’incrocio delle righe. Sfruttando la forza di quei raggi luminosi per minimizzare sforzi e fatiche.

Alla fine è tutto qui il senso del furto rogeriano:
chilometri in meno da percorrere, torneo dopo torneo, per rimanere in pista più a lungo possibile. Con la mezza risposta – definita così per evitare ripetizioni, non per diminutio – Federer disconnette gli avversari dal ritmo partita mettendoli di colpo in modalità aereo. Un’operazione che vale molto di più di quel paio di quindici guadagnati nel corso di un match grazie alla soluzione col marchio registrato. E proprio la paternità, mixata al suo braccio infinito, gli consente di sconsigliare l’imitazione del gesto a quelli senza targa da maestro. La gamma dei potenziali fallimenti è vasta: dal rischio di arrivare con troppo anticipo colpendo la palla praticamente al volo, ossia prima del rimbalzo, al pericolo di ritrovarsi troppo in mezzo al campo e quindi essere esposti a un comodo passante. Se l’opzione “copia” è lecita, quella “incolla” non è per nulla sicura. Molto meglio guardare una partita di Federer sperando che prima o poi la Sabr si manifesti in tutta la sua imprevedibilità. Per accorciare il tempo della partita e allungare quello della carriera, dando modo a Federer di giocare ancora. E ancora, ancora, ancora... Scopriamo così che in realtà Roger il tempo lo prende in prestito, non lo ruba. Consapevole di quello che fa e pronto a restituirlo sotto forma di momenti Federer.

Sono quelli, alla fine, i suoi colpi di scena. La Sabr, tra questi, è quello che ha subìto la customizzazione più spinta. Risposta personalizzata che di più non si può. Come quelle moto talmente “mascherate” che non riconosci più il modello. Cafè racer in mezzo al vento, come Roger dietro ogni Sabr.

Il libro: Colpi di scena



Questo articolo è un estratto del bel libro scritto da Matteo Renzoni, giornalista di Sky Sport dal titolo Colpi di scena (edizioni Absolutely Free). Dieci capitoli per raccontare Sabr e Veronica, dritto e rovesci, ma anche i tweener di Vilas e Noah e le volée in tuffo di Boris Becker. Una compilation di soluzioni che rubano l’occhio perché il tennis va ben oltre il risultato ma si ammira anche la mera esecuzione tecnica, come il dritto a uncino di Nadal o il back di rovescio di Robertina Vinci (“La palla colpita dalla Vinci è tutta pettinata nello stesso verso, con la riga da una parte. Come le acconciature che non passano mai di moda…”).

Nessuna statistica, nessun record da battere, nessuna impresa da ricordare, solo la bellezza del gesto, racchiusa nelle volée di Stefan Edberg e Martina Navratilova, nel rovescio di Richard Gasquet e Justine Henin, ma anche dalla battuta dal basso di Michael Chang contro Ivan Lendl, a Roland Garros 1989 

La prefazione è di Adriano Panatta che racconta le origini della sua veronica, l’altro contributo prezioso è firmato Stefano Meloccaro. Il mondo degli amatori, in questa antologia di racconti, si congiunge idealmente a quello dei professionisti attraverso l’utopia di riprodurre le meccaniche dei campioni. Così, sognando Federer, anche tra dilettanti perfezionare il proprio (mini) colpo di scena rappresenta una piccola ricetta della felicità. La vittoria è la cosa più importane, non sempre è la sola cosa importante.